I duelli in tv tra Massimiliano Allegri e Daniele Adani hanno segnato la scorsa stagione di Serie A. Ma era cominciato tutto ad aprile 2018. La ricostruzione di tutte le liti tra il tecnico e l’opinionista
Allegri contro Adani, ovvero il duello televisivo degli ultimi anni. Il bello e l’utile, la teoria e la pratica, il ruolo dell’opinione e il valore del risultato. Il confronto, sempre più stizzito, mette in evidenza diversità di approcci e principi che vanno molto oltre il semplice ego dei due protagonisti.
Il primo capitolo risale all’aprile 2018, dopo il 3-2 della Juve sull’Inter. Adani gli fa chiede delle contro-prestazioni contro Crotone e Napoli. “Non è facile vincere sempre, nelle ultime 21 partite ne abbiamo vinte 18, pareggiate due e persa una” dice il tecnico. Di fronte all’ennesimo confronto con Maurizio Sarri, Allegri estrae un paragone con la pallacanestro. “Lì hai 24 secondi e se non riesce lo schema, dai la palla a quello più bravo. Nel calcio, invece, pensate che si vince con gli schemi: se fosse così, Messi e Ronaldo non varrebbero così tanto”. E’ il primo attacco verso l’eccesso di teorizzazione nel calcio moderno.
Un anno dopo, l’eliminazione della Juve in Champions contro l’Ajax riporta Adani alla carica. “In queste quattro partite, tra ottavi e quarti, ha fatto una sola azione calcisticamente degna di Liverpool, City, Barça, Tottenham, Arsenal e Napoli. Quella del gol di Ronaldo ad Amsterdam” dice Adani.
Passano undici giorni e, il 27 aprile 2019, la Juve pareggia 1-1 contro l’Inter, gol di NainggolaneCristiano Ronaldo.
“Fare l’allenatore non vuol dire fare gli schemi tattici, al giorno d’oggi stanno diventando tutti teorici, ma io sono un pratico. Tu sei il primo che legge i libri e di calcio non sai niente. Non hai mai fatto l’allenatore, sei lì dietro e non sai cosa succede. Ora parlo io e stai zitto, altrimenti me ne vado” sbotta Allegri.
“No, fermo, fermo, sta zitto lo dici a tuo fratello” replica Adani. “Adesso comando io e non parlo più con nessuno” chiude Adani, che se ne va.
Il giorno dopo, però, Allegri torna a parlare della questione nello studio di Che tempo che fa, con Fabio Fazio. “Oggi sono tranquillo, ieri mi sono arrabbiato un po’ – ha esordito il tecnico nel dialogo con Fazio -. Ogni volta sentire la ramanzina e le spiegazioni su cosa si deve fare: sono umano. Non spiego a te come devi fare, poi succede una volta, due volte, tre volte. Le critiche le accetto, fanno parte del lavoro se sono costruttive. Si può piacere o meno, ma discutere del lavoro altrui in cui uno non è ferrato è una mancanza di rispetto ed educazione”.
Ventiquattro ore dopo, Adani replica a Radio DeeJay: “Credo che nel momento in cui hai un ruolo così importante devi saper avere un argomento e un contraddittorio adeguato. Allegri è stato maleducato, scortese e arrogante, ma io non porto rancore“.
Allegri, invece, scherza con Valerio Staffelli di Striscia la Notizia che gli consegna il Tapiro d’Oro. “Sono andato via perché i miei amici mi aspettavano per cena. La cena dopo la partita non si tocca” dice.
Il tecnico torna sull’argomento il 3 maggio, dopo la vittoria nel derby contro il Torino. “Fare l’allenatore è un mestiere difficile ma non può essere fatto solo con quello che si scrive. Bisogna avere sensibilità, percezione, capire i momenti della stagione. Questo è un messaggio che ci tengo a dire. Il calcio non è una scienza esatta, è arte“.
Adani, lo scorso febbraio, rilancia. Allegri, ancora sotto contratto con la Juve, non allena. L’ex difensore gli lancia un messaggio. “Io gli direi: ‘Ma come mai Massimiliano che ad un allenatore che ha vinto cinque Scudetti come te è stato preferito Enrique Setién, che ha allenato il Las Palmas e il Real Betis, ed ora allena il Barcellona, o Mikel Arteta, che non ha mai allenato ed era il vice di Guardiola, ed ora è all’Arsenal’. Gli chiederei questo“, gli consiglia Adani. Il messaggio è sintetico e chiaro: “Allena di più e parla di meno”.
Su Repubblica, Gianni Mura si schiera con il tecnico. Allegri, scrive, ha detto che “se un giocatore è stanco, o gli avversari sfondano regolarmente sulla sinistra tocca all’allenatore capirlo senza che glielo dica un aggeggio. ‘Altrimenti in panchina che ci vado a fare?’. Basterebbe questo a schierarmi dalla parte di Allegri, ma senza essere contro Adani e la sua sfrontatezza nel bacchettare un tipo che, nella sua miserabile carriera, qualcosa di buono avrà pur fatto“.
Adani, prosegue, “lo trovo perfetto nel ruolo del Crociato (non legamento), del Templare, del Guru, contro gli infedeli. Cioè quelli che hanno difficoltà a dire ripartenza e densità, e si ostinano ad occuparsi di calcio. Tutti da sconfiggere nel nome del Verbo, o da mettere all’angolo”. In attesa della prossima puntata.
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