Ha vestito la maglia dell’Inter dal 1988 al 1992. Con i nerazzurri ha collezionato 116 presenze e 11 gol, conquistando uno Scudetto, una Supercoppa italiana e una Coppa Uefa. Di chi stiamo parlando? Di Andreas Brehme. Il 59enne di Amburgo è stato uno dei giocatori più importanti dell’Inter di Trapattoni. Arrivato dal Bayern Monaco nell’estate del 1988 per poco meno di 2 miliardi di lire, il Trap gli affidò subito le chiavi della fascia sinistra. In quella stagione, Brehme collezionò 31 presenze e 3 gol, contribuendo così alla conquista dello scudetto dei record (58 punti su 68, quando ancora la vittoria valeva due punti).
Per lui l’Italia rimarrà per sempre un posto speciale. Aldilà dei successi ottenuti con l’Inter, infatti, nel 1990, nel nostro Paese, Brehme vinse il mondiale con la Germania, battendo in finale l’Argentina. Il terzino, tra l’altro, segnò anche il rigore decisivo. L’Italia, dunque, è per lui come una seconda casa. Per questo motivo, l’ex Inter ha deciso di darle una mano. “Tutto quello che sta succedendo in Italia a causa del Coronavirus è terribile, mi rende veramente triste. Spero che passi il prima possibile”, ha detto il 59enne tedesco. Per dare sostegno all’Italia, l’ex giocatore di Bayern Monaco e Inter, ha deciso di mettere all’asta due palloni per lui molto speciali. Uno è l’Etrusco –il pallone ufficiale di Italia ’90-, in edizione speciale, con i disegni in rosso. L’altro, invece, è un pallone usato dall’Inter in allenamento, risalente sempre agli anni ’90. Entrambi sono stati firmati da Lothar Matthäus, Rudi Voeller, Franz Beckenbaue e tanti altri campioni che fecero parte di quello splendido gruppo che nel 1990 vinse il terzo mondiale della sua storia.
Un’iniziativa presa insieme alla fondazione benefica del quotidiano tedesco, Bild, “Ein Herz für Kinder”. Nonostante siano passati molti anni dal suo trascorso nerazzurro, Brehme ha ancora molti contatti: “Ho ancora tanti amici in Italia: Giovanni Trapattoni, Beppe Bergomi, Javier Zanetti e tanti altri, siamo legati dai tempi dell’Inter, dove ho giocato dal 1988 al 1992. Ho un rapporto intenso con il paese e le persone. Mi ha impressionato tantissimo vedere come il Coronavirus ha colpito e vorrei restituire qualcosa di quanto mi è stato dato”.
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