“Da che pianeta vieni?”. Se lo chiedeva Hugo Morales, poeta prestato al relato del calcio, vedendo Maradona slalomeggiare leggero tra gli inglesi inermi al Mondiale del Messico. Era il 1986, era il gol del secolo e il Pibe diventava “aquilone cosmico“. In un altro modo, ma comunicando la stessa sensazione di estraneità rispetto ai limiti terrestri, il 3 aprile del 2018 Cristiano Ronaldo illuminava lo stadio della Juventus.
Lo faceva ancora da avversario, raggiungeva i nove gol contro i bianconeri in Champions League. Nessun giocatore aveva mai segnato di più contro uno stesso avversario nella coppa più prestigiosa d’Europa. Ma quel suo volo, quel suo galleggiare nell’aria che è proprio dei campioni capaci di sfidare anche la gravità è rimasto negli occhi di chi c’era allo Juventus Stadium. Nell’ovazione per un avversario così c’era molto di più del semplice rispetto che si deve alla grandezza. C’è la consapevolezza di un apparizione, c’è un’esperienza del peso della storia. Un mutuo riconoscersi.
Per un gol così, per la rovesciata del provvisorio 2-0 allo Juventus Stadium, sarebbe servito di nuovo un Hugo Morales. Un cantore dell’epica del calcio nella post-modernità dell’efficienza fisica spinta alle soglie della perfezione.
In quella partita Cristiano Ronaldo diventò il primo a segnare in dieci partite di fila in Champions. Con quel gol si è elevato sopra limiti e confini mentre tutto lo stadio si alzava a celebrare una leggenda. Al ritorno la Juve avrebbe sognato la rimonta, sperato nell’impresa senza “miedo escenico“. Un rigore toglierà il sonno ai bianconeri, e a un Buffon furioso oltre ogni limite. Chi non ricorda il suo feroce ritratto dell’arbitro: “ha un bidone dell’immondizia al posto del cuore”.
Prima di tutto questo, con la rovesciata a Torino, CR7 ha affermato il suo essere fuori dal tempo, oltre il tempo. E’ cambiato il suo stile, il suo modo di giocare. Cristiano Ronaldo, il campione brand da cento milioni, ha preso luce per sottrazione.
L’ala tutta dribbling e ricami di inizio carriera ha finito per evolversi in un centravanti d’area capace di segnare tanto e con un tocco solo. Essenziale, freddo e letale. Cresciuto con un vuoto per la scomparsa del padre morto per alcolismo nel 2005, ha dedicato se stesso a trasformare il suo fisico in una macchina perfetta. Per diventare eroe fra le leggende. Per restare giovane e bello, come gli eroi delle canzoni: chiedere per conferma a Francesco Guccini. La Juventus, che alla gioventù deve il nome, ha conosciuto quel giorno l’inizio di un pensiero stupendo che diventerà sogno di mercato e poi trattativa molto concreta. Sarà l’inizio di una nuova storia.
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