“A 15 anni, era il migliore di tutti”. Mikel Arteta, oggi allenatore dell’Arsenal, ha parlato così del suo compagno di camera alla Masia, la cantera del Barcellona. In quella squadra c’erano Reina, Valdes, Iniesta e Puyol. Arteta, però, restava impressionato da un nigeriano velocissimo che avrebbe dovuto diventare una star, Haruna Babangida.
Entrato nelle giovanili dell’Ajax come il fratello Tijani, ha segnato 42 gol in 110 presenze con il Barcellona B, ma il salto di qualità tanto atteso non è mai arrivato.
Certo, non è semplice sfondare al Barcellona se sei un’ala destra e davanti hai Luis Figo. Lo è ancora meno se sei un’ala tutta creatività e dribbling e a guidare la squadra c’è Louis Van Gaal, tecnico olandese ossessionato dal passaggio semplice e veloce. In un’intervista a The Athletic, il nigeriano ne ha parlato come di un maniaco del controllo, che aveva perfino memorizzato le suonerie dei cellulari dei suoi giocatori.
Così, dopo un paio di prestiti nelle serie minori al Terrassa e al Cadice, ha lasciato la Catalogna per firmare con gli ucraini del Metalurh Donetsk. “Avevo ricevuto un paio di offerte dalla Francia attraverso il mio agente” ha raccontato nella stessa intervista, “ma non ero molto felice di lui all’epoca così decisi di andare a Donetsk. La gente non si spiegava come un calciatore potesse passare dal Barcellona in Ucraina”.
Il passaggio successivo lo porta nel 2005 all’Olympiakos grazie all’aiuto di Rivaldo, ex leggenda del Barcellona che sarebbe rimasto con i Thrilos fino al 2007. “Loro mi hanno invitato a un torneo estivo a Valencia, e Rivaldo ha detto alla società: lui è un grande, prendiamolo” ha raccontato. E così sarà: lo metteranno sotto contratto dopo una doppietta all’Udinese, che vince 3-2, nella seconda partita di quel torneo.
Il suo impatto, però, è ancora al di sotto delle attese. Lo scenario non cambia nemmeno a Mainz. Di lui, si parla soprattutto per una partita della squadra riserve a cui non si è presentato. “Avevano cambiato la sede e l’orario del calcio d’inizio e nessuno me l’aveva detto” si è difeso.
Finisce la carriera mestamente con tappe a Limassol, Krasnodar (al Kuban), Arnhem (al Vitesse), Kapfenberg e Mosta, a Malta. Gli resta il rimpianto per quell’occasione sognata e mai arrivata a Barcellona. “Tutti parlavano di me, mi scelsero dopo un quarto d’ora di provino. Ma non ho mai avuto una chance. Vorrei sapere perché da uno dei miei coach, perché nessuno mi ha mai detto niente” ha ammesso.
A volte, ha spiegato, serve qualcuno che creda in te, e di te si fidi. Qualcuno come Luis Enrique e Pep Guardiola, che ha sempre schierato i giovani e al Manchester City sta continuando a coccolare un talento come Foden.
Babangida, che ha giocato una sola volta con la nazionale, in amichevole contro il Giappone nel 2003, ha abbandonato il calcio giocato. Oggi gestisce la sua accademia, che con poca fantasia ha chiamato “Haruna Babangida Academy”. Nel logo, come dimostra la pagina Facebook, rimanda chiaramente al Barcellona. I ricordi non svaniscono.
Leggi anche – Inter, che fine ha fatto Ricky Alvarez: da nuovo Kakà a giramondo incompreso
Nel 2023, la serie A è stata definita dall’IFFHS (Federazione Internazionale di Storia e Statistica…
L’introduzione dell’intelligenza artificiale nel mondo dello sport sta cambiando profondamente i metodi di scouting e…
I sorteggi per l'Europa League e la Conference League hanno completato il quadro delle sfide…
Il sorteggio della Champions League 2024/25, tenutosi oggi a Nyon, ha segnato un cambiamento significativo…
Antonio Candreva, l’ultimo baluardo della Salernitana è pronto a dire addio al club campano. Un…
Paulo Dybala ribadisce il proprio no all’Arabia, tra decisioni familiari e sogni di Nazionale. È…