Colpito dal Coronavirus, ma guarito: l’esperienza dell’ex portiere del Milan Pepe Reina con la malattia lo ha colpito. Lo spagnolo si è raccontato in un’intervista al Corriere dello Sport, dove dall’Inghilterra parla di come questa vicenda lo abbia colpito. Non solo come calciatore, ma anche come uomo. L’ex estremo difensore del Napoli confessa: “Non esco da 18 giorni. C’è paura. Ma la compagnia non mi manca – racconta – sono con mia moglie i miei cinque figli e i due suoceri. La casa è grande e non si sente la solitudine. Mi sono isolato dopo aver accusato i primi sintomi. Febbre, tosse secca e un mal di testa che mi tormentava. C’era anche quel senso di spossatezza. A un certo punto mi è mancato l’ossigeno: l’aria non riusciva a passare, come se si fosse chiusa la gola. Ho passato i primi sei-otto giorni chiuso in casa. Ora mi tengo a distanza dai miei suoceri, perché non sono più giovanissimi”.
Reina: “Voglia di tornare in campo? Per nulla”
Reina racconta come è avvenuta la sua diagnosi: “L’ho scoperto tramite i medici dell’Aston Villa: ho ricevuto tutta l’assistenza necessaria. Non è stato facile, ho avuto qualche momento complicato. Ma alla fine è stata come un’influenza: ma più pesante”. Sulla sua voglia di tornare in campo: “Non ne ho. Ho voglia di vedere che le cose si sistemeranno. Mi informo, seguo la situazione. Ero venuto all’Aston Villa per giocare, sono in prestito. Ora non so se, come e quando finirà tutto questo. Qui in Inghilterra la situazione si è aggravata negli ultimi giorni e il governo ci ha chiesto di restare a casa, ma le restrizioni sono più leggere che in Italia”.
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