Il futuro del calcio nel bel mezzo della pandemia Coronavirus. Un bel rebus, con i pensieri di tutti rivolti alla salute pubblica e alla drammatica situazione in Europa, in particolar modo in Italia e in Spagna. Eppure, si continua ostinatamente a parlare di calcio, provando a fissare delle date per la ripresa dei campionati: nonostante manchi alcun riferimento certo e non ci sono certezze su quando l’emergenza sanitaria consentirà di riaprire gli stadi. Prova a fare il punto della situazione il presidente della Uefa Aleksander Ceferin, che in un’intervista a Repubblica ha toccato proprio questo argomento: “E’ un momento drammatico, nel quale adesso la cosa più importante è la salute e uscire da questa crisi. Il calcio è solo un simbolo di un mondo che si è fermato in ogni sua attività”.
I PIANI PER RIPARTIRE – Ceferin ipotizza tre soluzioni per far ripartire il calcio: “Abbiamo tre piani, siamo in contatto con le leghe. Nessuno sa quando la pandemia finirà. Dobbiamo aspettare. Non è una frase banale, è obbligatorio sapere quando finirà la pandemia prima di procedere. Abbiamo già sacrificato l’Europeo e il Mondiale per club, ma quest’ultimo non è un evento paragonabile ad Euro 2020”.
LA RIPRESA – “Si potrebbe ricominciare a metà maggio, oppure a metà giugno o alla fine di giugno. Se non riusciamo entro fine giugno la stagione probabilmente andrà persa. Potremmo anche finire questa stagione prima di iniziare la prossima, dopo l’estate. E far cominciare la successiva più tardi. Vedremo quale soluzione sarà migliore”.
LE COPPE – “Se i campionati riprendono, possono completarsi anche le coppe. Non escludo che si possa giocare in una stessa giornata sia le coppe che i campionati. Stadi chiusi? Probabilmente non ci sarà altra soluzione, ed è prioritario finire i campionati. Anche se faccio fatica a immaginare le finali delle nostre coppe (Champions ed Europa League, ndr) senza pubblico”.
SU VALENCIA-ATALANTA – “Quando si è giocata questa partita il calcio era attivo ovunque. La partita era a porte chiuse. Se c’erano tifosi fuori lo stadio competeva alle autorità spagnole impedire assembramenti. Ho sentito critiche idiote anche per la partita a Milano. Era il 19 febbraio, nessuno al mondo immaginava che la Lombardia sarebbe stata il centro dell’epidemia in Europa. Lo stop a quella partita doveva arrivare dalle autorità preposte, non dalla Uefa”.
TAGLIO STIPENDI – “Sono accordi privati tra i calciatori e i loro club. Ma questa è una crisi pesante, e tutti ne pagheranno le conseguenze. Serve solidarietà, vedremo quanta ce ne sarà. Mi risulta che molti giocatori sono d’accordo a ridursi gli stipendi. Fair Play Finanziario? Nulla sarà come prima, per ora abbiamo posticipato alcuni requisiti. Vedremo come si evolverà la situazione”.
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