Tanti sono i dubbi che in questo periodo aleggiano attorno al calcio italiano. Lo stop forzato causato dalla rapida diffusione del Coronavirus rischia di generare gravi perdite anche nel mondo del calcio. Si stima che, nel caso in cui il campionato non ripartisse, il passivo potrebbe arrivare a toccare i 720 milioni di euro. Per questa ragione, dunque, i vertici della Lega stanno studiando delle misure per cercare di limitare i danni.
Serie A, taglio stipendi: il piano della Lega
La più discussa è senza dubbio il taglio degli stipendi dei calciatori. Mentre in altri Paesi come Svizzera (vedi il Sion), Francia (con le iniziative di Lione, Bordeaux e Amiens) e Germania (dove, dopo i giocatori del Borussia M’Gladbach, anche quelli di Bayern Monaco, Werder Brema, Bayer Leverkusen e Schalke hanno deciso di tagliarsi gli stipendi di circa il 20%), la lodevole iniziativa ha subito trovato terreno fertile, in Italia, sembrerebbero esserci maggiori difficoltà. O meglio, questa era l’impressione. Si perché come si apprende dall’Ansa, quest’oggi, si è tenuta una conference call tra il presidente della Lega, Paolo Dal Pino, l’ad, Luigi De Siervo, e il presidente dell’Aic, Damiano Tommasi, al termine della quale quest’ultimo sarebbe stato rassicurato con questa frase: “Entro lunedì vi faremo avere il piano collettivo per gli stipendi”. Qualcosa si muove dunque. Il piano che verrà presentato nei prossimi giorni dovrebbe prevedere la sospensione temporanea degli stipendi dei calciatori di Serie A, in attesa di capire cosa ne sarà del futuro del campionato.
Sull’argomento è tornato a parlare anche il presidente della Figc, Gabriele Gravina, che ai microfoni di ‘Radio Sportiva’, ha detto: “Il taglio degli stipendi ai calciatori? Diverse iniziative sono state avviate, ci sono delle proposte si sta cercando di trovare una mediazione tra le diverse posizioni. Noi non possiamo far finta che il calcio non stia subendo danni economici così come l’industria di tutto il paese. Il tema del costo del lavoro va posto senza mortificare nessuno ma ricorrendo a delle ipotesi di sospensione o riduzioni degli stipendi”.
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