Con l’invenzione della Master League, la Konami ha cambiato la storia dei videogiochi di calcio. La più amata delle modalità di ISS Pro Evolution, poi PES, prevedeva di partecipare a un campionato partendo con una squadra di giocatori inventati. Più si vincevano partite, più si guadagnavano soldi virtuali per rinforzare la squadra con gli alter-ego dei calciatori reali.
Ma la rosa originale, con la coppia d’attacco Castolo-Minanda, con Ximelez e il capitano Celnili fanno parte della leggenda. Anche i nomi dei calciatori inventati di questa squadra hanno subito un processo di leggera storpiatura dei cognomi nel passaggio dal secondo al terzo capitolo della saga di Pro Evolution Soccer. La versione modificata rimane di PES 3 ancora oggi la più ricordata dai video-giocatori. Ecco quella rosa, in tutto il suo nostalgico splendore.
Il portiere russo ha subito tre variazioni del cognome: Inorov in PES, Ivanov in PES 2, Ivarov nel terzo capitolo. Con 80 di riflessi e 75 alla voce “doti da portiere” è un elemento tutto sommato affidabile, anche se alterna buone parate a errori a volte decisivi.
Classico difensore svedese, noto come Stromer nella prima versione, è un centrale biondo, possente, difensivamente solido e valido nei duelli aerei, tanto in difesa quanto in attacco sui calci piazzati. Nel 3-5-2 di partenza, era praticamente insostituibile.
Il difensore serbo, che in PES 2 si chiamava Daric, non mostrava particolari qualità fisiche ma era dotato di un bel mancino un po’ alla Mihajlovic, molto utile sui calci di punizione
Difensore francese, partiva come centrale di destra nella linea a tre. Conosciuto come Valery nella prima versione della squadra, era un vero jolly della difesa grazie all’elevata velocità (82 nella scala da 1 a 99). In molti hanno visto in Thuram la fonte di ispirazione per le sue caratteristiche.
Il centrocampista difensivo rumeno, familiare come Iorga nella prima versione del gioco, era uno degli insostituibili nella rosa originale della Master League. Rappresentava il classico mediano tutto grinta e spirito combattivo, con un valore aggiunto non da poco, 83 in potenza di tiro.
E’ il capitano di default della squadra. Il mediano italiano, noto come Cellini in PES e PES 2, univa una buona resistenza a una discreta qualità nel passaggio corto.
L’esterno sinistro spagnolo, che nella prima versione si chiamava Ximenes, era un’ala tecnica, caratterizzata da valori alti in precisione nel dribbling e precisione nel passaggio lungo. Gli mancava, però, resistenza atletica e spesso i video-giocatori erano costretti a sostituirlo nel secondo tempo.
A destra giocava il francese Espimas, precedentemente Espinas. Veloce, resistente, con un buon tiro da fuori, garantiva strappi sulla fascia, superiorità numerica e chances di dialogo negli spazi stretti con l’immancabile fantasista Minanda.
Trequartista portoghese, ha cambiato tre nomi, passando da Marinda a Miranda a Minanda. Era il Rui Costa della squadra, molto tecnico e preciso nei passaggi corti.
Lo spagnolo era il centravanti boa della squadra. Proteggeva palla, faceva da sponda per gli inserimenti di Castolo o degli esterni.
Il brasiliano, noto come Castello in PES e PES 2, era la vera stella della squadra. Rapido attaccante con le treccine, era uno dei più amati di quella mitica formazione di fantasia.
In panchina figuravano i portieri Kelsen e Zamenhof, difensori come il massiccio tedesco Vornander, l’inglese Ceciu o il laterale danese Nachdecal.
Tra le riserve, predominavano i giocatori offensivi, sia come esterni che come centrocampisti. L’unico mediano classico tra i non titolari era l’irlandese Harty, anche se il jolly gallese Macco, tecnico e veloce poteva essere usato in diversi ruoli un po’ come Aaron Ramsey. Velocissima anche l’ala australiana Burchet, uno dei pochissimi a non aver mai cambiato nome nelle differenti versioni del gioco. Burchet era un vero jolly, ma dalla resistenza molto debole. E’ anche a loro che si deve la magia di una modalità di gioco rivoluzionaria, di una squadra per sua stessa natura senza tempo.
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