Calciopoli sembrerebbe non finire mai e l’ex dirigente della Juventus, Antonio Giraudo non si è ancora arreso. Secondo quanto riportato dal “Corriere della Sera”, il 73enne avrebbe deciso di ricorrere alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per intervenire contro la sentenza che lo ha sospeso a vita dalla propria carica precedentemente esercitata.
I legali di Giraudo, Jean-Louis Dupont e Amedeo Rosboch, accuserebbero l’Italia di aver violato, durante l’estate del 2006, l’articolo 6 della Convenzione, che garantisce l’accesso ad un tribunale precostituito per legge e anche il diritto ad un giusto processo.
Calciopoli, Giraudo non si arrende: la sua mossa
Gli avvocati di Giraudo rimprovererebbero al nostro Paese di aver permesso alle federazioni sportive di creare giurisdizioni non “precostituite per legge”, che hanno lasciato all’ex amministratore delegato della Juventus e ai suoi rappresentanti solamente 7 giorni per preparare la difesa: “Un lasso di tempo insufficiente anche solo per la semplice lettura di un fascicolo di oltre 7000 pagine”.
Antonio Giraudo attaccherebbe l’Italia anche per aver lasciato l’organo giudicante alla stessa autorità che aveva istituito il processo, ovvero il presidente della FIGC, dando credito all’accusa nei suoi confronti. La CEDU dovrà stabilire inoltre se sia stata violata la “durata ragionevole” del processo, dato che i gradi di giudizio si sono conclusi dopo ben 13 anni.
Nel 2013 anche Luciano Moggi ha tentato di fare ricorso alla Corte Europea. In quella circostanza, come riporta un articolo dell’Espresso risalente all’epoca dei fatti, l’ex dirigente della Juventus accusava Calciopoli di essere un motivo di penalizzazione per favorire altre società sportive come l’Inter e di aver subito numerose violazioni dei suoi diritti ed interessi. Motivazioni diverse da quelle che hanno spinto Giraudo ad intervenire, in attesa che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo emetta la sua sentenza.
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