La Champions League nell’era moderna, ovvero da quando ha cambiato nome nel 1992, ha regalato grandi favole, belle storie e una musica diventata simbolo del successo. Ha consentito anche glorie più o meno effimere, ha permesso anche a calciatori con carriere meno luminose dei Messi e dei Cristiano Ronaldo di alzare il trofeo. Ne abbiamo scelti cinque, tra quelli che hanno giocato almeno un minuto in finale e hanno dunque avuto parte attiva nel portare la loro squadra al successo nel giorno che vale una stagione.
Amico di Cristiano Ronaldo e Nani, il brasiliano Anderson li raggiunge al Manchester United nel 2007. Gioca con la maglia 8, prima indossata da Wayne Rooney che prende la 10. A fine stagione, entra all’ultimo minuto del secondo tempo supplementare della finale di Champions League a Mosca contro il Chelsea, la prima tra due squadre inglesi nella storia della manifestazione, al posto di Wes Brown. Realizza anche il penultimo rigore nella serie decisiva e festeggia il suo primo trofeo europeo in carriera.
Ryan Dominic Bertrand, centrocampista inglese classe 1989, ha debuttato nelle competizioni UEFA nella finale di Champions League contro il Bayern Monaco il 19 maggio 2012, giocando a sinistra nella linea mediana. E’ il primo giocatore ad aver fatto il suo esordio in Champions in una sfida per il titolo. Bertand, che ha giocato 28 partite in Premier con la maglia dei Blues, è stato sostituito in finale dopo 70 minuti dal francese Florent Malouda.
Lars Jesper Blomqvist, ala sinistra svedese, dopo aver vinto quattro campionati svedesi consecutivi con il Goteborg, arriva in Italia. Gioca una stagione nel Milan, poi una nel Parma. Sir Alex Ferguson deve insistere per convincerlo a trasferirsi al Manchester United. Blomqvist rifiuta la prima offerta, ma alla fine accetta. Entra così a far parte della squadra che completa il Treble, trionfa in Premier League, FA Cup e Champions League nel 1998-99.
Blomqvist parte titolare in finale, l’ultima del secondo millennio e una delle più memorabili di sempre. Il momento “sliding doors”, in cui la storia cambia direzione, lo riguarda molto da vicino. Perché Ferguson lo toglie per inserire Teddy Sheringham, che segna il gol dell’1-1, poi l’attuale tecnico Ole-Gunnar Solskjaer completa la rimonta. Della festa post, ha raccontato al Daily Mail, ricorda poco. Di sicuro, nell’esultanza collettiva perde la medaglia sul prato del Camp Nou di Barcellona. Ma la ritrova prima di ripartire.
Il centrocampista scozzese Paul Lambert è titolare nel Borussia Dortmund nella finale del 1997 contro la Juventus all’Olympiastadion di Monaco di Baviera. Ottmar Hitzfeld gli chiede di marcare Zinedine Zidane. Lambert, che aveva impressionato da avversario Roy Keane nella semifinale contro il Manchester United, esegue e si concede anche un attimo di gloria: è lui a servire a Karl-Heinz Riedle l’assist per il primo gol del Borussia, che vince 3-1. Lambert diventa il primo britannico a vincere la Coppa Campioni o la Champions League con una squadra non del Regno Unito.
Stefano Nava ha giocato 47 partite con la maglia del Milan tra il marzo 1991, giorno dell’esordio contro il Napoli, e il 5 marzo 1995, ultima presenza nel 5-0 a Brescia. Ha vissuto in seconda fila un’epoca di gloria, segnata da un quartetto difensivo in cui era difficile trovare posto: Tassotti, Baresi, Costacurta, Maldini. C’era anche lui ad Atene, nella capitale greca diventata la destinazione di un autentico esodo rossonero. Entra all’83’ al posto di Maldini e partecipa così al trionfo simbolo del Milan di Fabio Capello.
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