Il Mondiale 2006, che Sky ha deciso di ricordare con una programmazione speciale per colmare il primo weekend senza calcio in Europa, può ancora emozionare. Oltre ai ricordi, alla nostalgia per una grande gioia collettiva, ci sono ancora aneddoti dentro le pieghe della storia che possono strappare un sorriso. Vediamo alcune di queste storie nella storia di un sogno diventato realtà.
Il ping pong di Buffon
Gigi Buffon diventa un iper-competitivo giocatore di ping-pong. Non ci sta a perdere, racconta nel libro “La mia bambina” che Alessandro Alciato ha scritto con Fabio Cannavaro. Prima dei quarti contro l’Ucraina, perde contro Barone al Landhaus Milser Hotel, la “casa” dell’Italia al Mondiale. “Mi sono arrabbiato talmente tanto da non riuscire più a controllare le reazioni. Vicino al tavolo c’era una vetrata, una parete divisoria utile anche per non dover raccogliere le palline in giro per tutto il salone: l’ho colpita con un calcio talmente violento da mandarla in frantumi. Il vetro distrutto, il mio piede in mezzo” scrive. Mezz’ora dopo, dice Barone. sono di nuovo a giocare.
Gattuso si sente a casa a Duisburg
Il Landhaus Milser Hotel, piccolo albergo sulla statale tra Duisburg e Dusseldorf, è la sede del ritiro italiano al Mondiale. Lo gestiscono l’ex campione olimpico tedesco di sollevamento pesi Rolf Milser e il calabrese Antonio Pelle. Calabresi sono anche in camerieri con cui Gattuso, Iaquinta e Perrotta parlano in dialetto.
Dopo la partita con gli Usa, è qui che Marcello Lippi tiene un discorso breve ma alla lunga taumaturgico. «Le cazzate noi italiani le abbiamo fatte sempre. Speriamo che questa sia l’ ultima. Buon appetito. E chi non ha fame vada a letto».
La corsa di Grosso
In semifinale e in finale, l’Italia scopre un eroe per caso, Fabio Grosso. Insieme al rigore di Grosso, che poi si mette a correre senza sapere dove andare. “Non mi fermavo più, ma non erano i miei compagni che mi venivano incontro per fermarmi, ero io che non sapevo dove andare. Perché sarei voluto andare da tutti: quei gol non erano di Grosso, erano di tutti“, racconta alla Gazzetta dello Sport.
Il Mondiale di Materazzi e un mistero risolto
E’ il Mondiale di Marco Materazzi, che si occupa anche di portare le casse acustiche per la colonna sonora dello spogliatoio. Il fotogramma del suo Mondiale è la testata di Zidane. Nel 2012, all’Equipe, ha svelato che è successo in quei secondi. “Dissi una frase su sua sorella, ma non sulla madre, come riferirono alcuni giornali. Mia madre morì quando ero adolescente e non mi sarei mai permesso di insultare la sua. A volte, in Italia, incontro tifosi che mi dicono “Marco, hai fatto bene a dargli quella testata!”. Ma la testata io l’ho presa”.
Cannavaro e le questioni di stile
Fabio Cannavaro mette le canzoni napoletane sull’iPod e fa arrivare trecce di mozzarella campana (aneddoti, questi, che Enrico Currò ha raccontato su Repubblica nel primo anniversario del trionfo Mondiale). Vive quel Mondiale da protagonista assoluto, da capitano coraggioso che sfida ogni avversario ed esce fiero, palla al piede da ogni contrasto. E’ un leader emozionale della squadra. Ma dopo la finale, succede qualcosa di inatteso a cui non ha ancora trovato risposta.
Lo racconta in un’intervista a Massimiliano Nerozzi per La Stampa del 2017. «Di quella notte, ho mille scene nella testa, anche surreali e divertenti. Quando mi diedero la Coppa, ricordo Mauro Vladovich, il segretario della Federcalcio, che mi dice: “Fabio, alzala con stile”. Ancora oggi mi chiedo: “Ma che cavolo significa alzarla con stile?”».
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