Cagliari, Zenga: “Ho sentito Maran, voglio ridare entusiasmo e follia”

Cagliari, Zenga: "Ho sentito Maran, voglio ridare entusiasmo e follia"
Cagliari, Zenga: “Ho sentito Maran, voglio ridare entusiasmo e follia”

Mi sono prefissato di ridare entusiasmo e follia“. Walter Zenga, nuovo tecnico del Cagliari, si è presentato così nella sua prima conferenza stampa dopo la chiamata del presidente Giulini. Zenga ha spiegato di aver subito contattato Maran e di voler ripartire dal rendimento mostrato nel girone d’andata. “Sono venuto perché ritengo che il Cagliari sia una squadra con una storia importante. Ha dei forti valori, rappresenta una regione. La maglia va sudata, poi si accettano anche le sconfitte” ha spiegato Zenga, che era a Dubai al momento della chiamata.

Tuttavia, ha visto il Cagliari giocare in questa stagione. “Dal giorno di Cagliari-Fiorentina, mio figlio non vede l’ora di venire a giocare con Joao Pedro” ha detto l’ex portiere dell’Inter, che è stato anche al Tardini di Parma per osservare la squadra dal vivo. “Col presidente c’è un rapporto di stima reciproca da tanti anni. Anche dopo la promozione in Serie A gli ho mandato un messaggio per complimentarmi” ha svelato.

Zenga ha spiegato anche perché ha rifiutato l’approccio del Cagliari due anni fa. “C’era di mezzo Zola, non mi sembrava il caso di mettermi in ballottaggio con un mito. Poi avevo i bambini piccoli” ha detto. “Il mio compito è quello di non deludere. Cercherò di levare i dubbi a quelli che in questo momento sono perplessi e fargli cambiare idea. Il tempo è l’unica cosa per mettere le cose a posto”.

Le parole di Giulini

Giulini gli ha chiesto, intanto, “tre vittorie per salvare la squadra. Dobbiamo salvare anche la faccia, da tre mesi che facciamo ridere tutti. Poi non voglio parlare di certi atteggiamenti dei giocatori che rimangono nello spogliatoio“.

Le responsabilità, ammette, vanno condivise. “Abbiamo tutti fatto ridere, compresa la dirigenza. Quando si sbaglia, si sbaglia tutti quanti. Da Lecce in poi, il Cagliari non è più stato quello delle grandi partite. È giusto fare mea culpa“.

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