Juventus-Inter rinviata, così come altre partite nella giornata di domani. L’emergenza Coronavirus manda in tilt anche il calcio italiano. C’è chi, però, oltre alle precauzioni da una possibile epidemia, dietro questo rinvio inaspettato dopo la decisione unanime di giocare a porte chiuse (con particolare attenzione al Derby d’Italia), vede un complotto. La possibilità – nemmeno troppo velata – di alterare il campionato. Lo pensano, senza dubbio alcuno, gli ultras dell’Inter.
Rinvio Juve-Inter, tifosi nerazzurri in protesta: striscione sotto la Lega Calcio
I sostenitori nerazzurri, infatti, come segno di protesta hanno depositato un esplicativo striscione sotto la sede della Lega Calcio: “Calciopoli, ci risiamo?”. La domanda sibillina apre ulteriori possibili scenari, tutti spiegati in un comunicato ufficiale che il gruppo organizzato della curva nerazzurra ha diramato sulla propria pagina Facebook mettendo in chiaro l’origine del proprio disappunto:
“CI RISIAMO? Speriamo proprio di no ma se non si interviene subito le sacrosante condanne ricevute in tutti i gradi di giudizio e trasformate progressivamente in vittimismo giudiziario da chi controlla giornali e tv potrebbero costare molto a tutto il panorama calcistico nazionale. Gli spettri del passato paiono proprio riaffacciarsi con prepotenza se per tutelare degli interessi meramente economici della “solita parte” l’Inter si è fatta apparentemente trovare nuovamente impreparata. Come detto dal nostro allenatore questi giorni avrebbero dovuto definire le nostre aspettative e ridisegnare i nostri obiettivi ma davanti a chi ha ancora i mezzi per dettare la propria legge al di fuori del campo ci pare quantomeno improbabile pensare ai risultati sportivi. Il nostro auspicio è che la nostra società sappia farsi sentire nelle opportune sedi per garantire quantomeno un equo svolgimento di un campionato che vorremmo ancora credere regolare. AVANTI INTER, MAI UN PASSO INDIETRO!!!”, si legge nella nota. Il clima è già rovente. In tal caso, non basterà una quarantena a lavare via l’onta del sospetto.
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