Parlando di Re Leone, viene subito in mente Batistuta. Un occhio più attento, però, aiutato da una memoria leggermente più acuta, sa che l’argentino non è l’unico leone – per così dire – nella “foresta” del nostro calcio. Infatti, gli intenditori, coloro che fanno del pallone una vera e propria ragione di vita, non possono fare a meno di pensare anche a Sossio Aruta. Soprannominato Re Leone proprio in omaggio all’ex centravanti argentino che fece le fortune di Fiorentina e Roma.
Sossio Aruta, classe 1970 con una grinta fuori dal comune ed un umorismo particolare, invece, ha fatto la fortuna di venticinque squadre fra professionisti e dilettanti. Il numero dei club in cui ha militato corrisponde esattamente agli anni di carriera nel mondo del calcio: nozze d’argento per un amore sbocciato e mai tradito, secondo soltanto a quello per la televisione dove è stato – e rimane – protagonista incontrastato del trash italiano: quel divertimento smodato, misto a un pizzico di scanzonata leggiadria, che gli consente di emergere nel mare magnum dell’etere televisivo del nostro Paese.
Sossio Aruta, da “Campioni – Il sogno” al Cervia fino a Frosinone, Benevento, Mesagne e Cosenza
Il top della sua carriera arriva nel 2005 quando, grazie al reality show “Campioni – Il sogno”, approda al Cervia dove resta per una stagione segnando 14 gol in 25 presenze. Aruta tornerà anni dopo, precisamente nel 2012-13, artefice di una vera e propria operazione Amarcord ma non sarà lo stesso riuscendo comunque a segnare 18 gol su 19 presenze. L’impatto fu diverso, e per certi versi devastante, poiché il ‘Fellini’ di Aruta era – e resterà sempre – Ciccio Graziani.
L’unico uomo che è riuscito a far emergere la schiettezza di Aruta, regalando ai telespettatori di “Campioni – Il sogno” siparietti indimenticabili. Le liti Ronaldo-Sarri per un cambio anticipato, in confronto, sono acqua fresca: gli scontri, talvolta non solo verbali, fra l’ex giocatore della Roma e il Re Leone di Castellammare di Stabia rimangono – nonostante l’usura del tempo – ancora su Youtube. A imperitura memoria, perché chi dimentica è complice, si dice. Grazie a quelle scene, quei siparietti, quelle diatribe ad alto tasso di turpiloquio, molti giovani (oggi adulti) hanno potuto apprezzare la crudezza e (in parte) il divertimento dentro uno spogliatoio di una squadra di calcio. Non c’era la Var, erano i primi anni di Sky, ma perdurava la voglia di non prendersi troppo sul serio. Aruta simboleggia la crasi perfetta fra Speroni de “L’allenatore nel pallone” e Alessandro Siani ad inizio carriera. Con quella genuinità che sarà sempre, e comunque, un valore aggiunto. Ecco perché, forse, funziona più con un microfono in mano che con la palla tra i piedi. Quindi, dopo i campi da calcio e il professionismo, è arrivata la De Filippi, il trono di “Uomini e Donne” e adesso si aprirà per lui la “porta rossa” del GF VIP. La Gialappa’s Band, e non solo, ringrazia sentitamente.
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