Manca meno di una settimana alla sfida tra Lione e Juventus valida per l’andata degli ottavi di finale di Champions League e l’allenatore dei francesi, Rudi Garcia, ha rilasciato un’intervista esclusiva per il Corriere dello Sport.
L’ex tecnico della Roma ha affrontato diversi temi: da come è intenzionato a fermare Cristiano Ronaldo all’utilizzo del Var, passando per il suo trascorso in giallorosso e gli addii di Totti, De Rossi e Florenzi.
Lione-Juventus, Garcia su Cristiano Ronaldo e il Var
In vista della sfida di Champions in programma il prossimo 26 febbraio, Garcia ha svelato come si può bloccare un giocatore come Cristiano Ronaldo: “Si ferma alla frontiera, se decide che Lione non gli piace e non vuole giocare qui. Scherzi a parte, si può contenere con una fase difensiva di squadra. Inutile ingabbiare lui se devi lasciare spazio a Dybala o Higuain“:
Poi ha proseguito: “Ai difensori dirò che è una sfida per loro. La motivazione dev’essere questa. Anche per me se devo essere sincero, perchè conquistai un ottavo di finale contro il Real Madrid quando Ronaldo giocava lì, ma non me lo fecero disputare”.
Sul gesto del violino e l’utilizzo del Var ha dichiarato: “Non lo rifarei. Con il Var gli arbitraggi sono più giusti e quello che chiediamo noi allenatori è che l’arbitro non si accontenti del silent check. Dovrebbero andare a rivedere tutti gli episodi contestati invece di aspettare in mezzo al campo. Se ci fosse stato ai tempi della Roma avremmo vinto lo scudetto? Non lo so, ogni epoca fa storia a sé”.
Proprio sulla Roma, Garcia ha concluso: “Ne ho sentite tante, soprattutto sul rapporto che ho avuto con Totti. La realtà è che è sempre stato tutto buono. Quando firmai gli chiesi se avesse ancora motivazioni alte e mi rispose che avrebbe desiderato vincere proprio come me. Francesco Totti non è mai un problema, semmai una soluzione. Niente dura per sempre, però fa un certo effetto vedere che se ne siano andati sia lui, che De Rossi e poi anche Florenzi. Il senso di appartenenza è importante a Roma, di sicuro se ci fossi stato io come allenatore avrei accompagnato certi campioni all’uscita con un garbo differente. L’addio poteva essere gestito meglio”.
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