Alla vigilia di Lazio-Inter, in ESCLUSIVA a CalcioToday.it parla Riccardo Ferri. Tredici anni di militanza nerazzurra durante i quali ha vinto 1 scudetto, 2 Coppe Uefa , 1 Coppa Italia e 1 Supercoppa italiana, l’ex difensore tratta diversio temi tra i quali Conte, Marotta, Eriksen e Sarri
Ferri inquadra così la sfida in programma domani sera allo stadio Olimpico di Roma: “Questa partita è aperta ad ogni tipo di risultato, non la considero una sfida scudetto, anche se queste squadre non molleranno fino alla fine. Inzaghi sta facendo un campionato oltre le aspettative. Rispetto all’Inter, gli arrivi di Marotta prima e Conte dopo, hanno creato gli equilibri che mancavano nelle scorse stagioni. Ora è una squadra molto competitiva, ci sono stati acquisti importanti e può giocarsela con tutti”. Conte ha dichiarato che la sua squadra deve andare sempre a 200 all’ora, altrimenti diventa normale. Traduce così queste parole l’ex difensore: “Non credo sia un limite. Antonio ha voluto dire che quando non hanno ritmo subiscono, ma poi reagiscono, vedi il derby. E’ cambiato il DNA. Il tecnico ha dato una propria fisionomia a tutto l’ambiente, la sua mano si vede, è il valore aggiunto”. Il mercato di gennaio ha rinforzato i nerazzurri. Ma nessun obbligo in chiave scudetto sostiene Ferri: “No, perché l’Inter quest’anno è partita per verificare quali sia la distanza dalla Juve, ma non è obbligata a conquistare il titolo. Sono i media che lo dicono per creare pressioni. Antonio non prende mai scuse, lui vuole vincere o comunque giocarsela fino alla fine. Essendo un ambizioso non sarà mai appagato”.
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Il gioiello del mercato di gennaio è senza dubbio Eriksen. Sul centrocampista danese resta cauto Ferri: “Se riuscirà a calarsi nel nostro campionato, è un giocatore in grado di cambiare le gare, di far giocare meglio i compagni, alza il livello della squadra. In ogni caso aspetto la fine della stagione per dargli un etichetta e dire se è un top player o solo un ottimo giocatore”. Infine sulla Juventus di Sarri: “L’ex tecnico del Chelsea era stato chiamato per migliorare il gioco e vincere la Champions League. Il primo obiettivo lo ha fallito perché la squadra andava a memoria e lui non è riuscito a dare allo spogliatoio le certezze necessarie per cambiare filosofia calcistica. Sarri somiglia alla Juve e non il contrario come qualcuno credeva. Sulla Champions vedremo”.
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