Zdenek Zeman riporta l’Italia, e lo sport tutto, indietro di una cinquantina d’anni. A margine della cerimonia della Panchina d’Oro, l’ex tecnico di Foggia, Roma e Lazio ha espresso la sua controversa opinione sul calcio femminile. Scatenando poi la risposta piccata di un simbolo del calcio femminile in Italia, Carolina Morace.
Zeman: “Le donne di solito stanno in cucina in Italia”
“Vedremo se col calcio femminile si riuscirà a fare un altro passo avanti” ha detto il boemo. “E’ anche una questione di cultura, di solito le donne in Italia stanno in cucina. Non so se è grave quel che sto dicendo, però i maschi devono mangiare” ha aggiunto, sottolineando poi che il calcio ha già parecchi problemi in Serie B e in Serie C.
Parole che fanno tornare alla mente le posizioni più diffuse alla fine degli anni Sessanta, quando si iniziava a parlare di calcio femminile, quando la battaglia per l’uguaglianza di genere passava anche per l’apertura alle donne di sport considerati tradizionalmente maschili.
Di potenziali, anacronistici, rischi all’unità della famiglia hanno sentito parlare le prime giocatrici che hanno creato il movimento del rugby femminile, prima in Francia nel rivoluzionario contesto del maggio ’68, poi anche in Italia. E naturalmente anche le prime calciatrici, anche le azzurre che proprio in Italia hanno conquistato il primo, non ufficiale, europeo di calcio femminile.
In una fase in cui l’Italia si è mossa per il professionismo nel calcio femminile, in cui l’Europa si apre a trattamenti anche salariali di maggiore equità tra uomini e donne nelle stesse squadre, questi messaggi rappresentano un evidente passo indietro.
La risposta di Carolina Morace
“Il vero problema è che ancora nel 2020 si sentano questi discorsi” ha detto Carolina Morace, che ha segnato 105 gol in 153 presenze in nazionale e vinto 12 scudetti in Italia. “In Paesi come Canada e Australia, questo tipo di discorsi non esistono. In Italia, fin quando penseremo ad altro invece che al nome, al ruolo, alla posizione (delle giocatrici) in campo, rimarremo sempre un popolo di ignoranti“.
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