Ibrahimovic, tra sacro e profano. Con il suo arrivo al Milan, i rossoneri hanno cominciato nuovamente a credere in una rinascita. Chiamatela suggestione, chiamatelo carisma, o più semplicemente chiamatelo Ibra. Un tornado con il 21 sulle spalle che ha risollevato un gruppo dalle macerie: risultati al di sotto delle aspettative e morale a terra, questa era la situazione a fine 2019. L’anno nuovo è iniziato con uno svedese in più e tanta voglia di riscatto. Da quando l’ex Galaxy è tornato in Serie A, i Diavoli rossoneri bruciano di nuovo tappe e classifica.
C’è ancora molto da fare per arrivare nelle zone auspicate, vale a dire a quell’Europa che salverebbe una stagione cominciata in sordina e che, fra le altre cose, permetterebbe anche a Pioli di rimanere sulla panchina dei rossoneri. Il contratto parla chiaro: o si tornano a giocare le coppe europee, magari la Champions League, oppure il tecnico fa le valigie. L’ex Fiorentina, però, ha trovato un valido aiutante su cui fare affidamento: uno che, per dirla fuori dai denti, fa miracoli.
Ibrahimovic, lo svedese tra sacro e profano: un’esultanza da “Dio”
Zlatan lo sa ed è per questo che dopo ogni suo gol esulta come Dio: braccia larghe e mondo stretto in una mano, anzi fra i piedi, per rifare questo Milan non bastano sette giorni ma chi ben comincia è a metà dell’opera. La premessa adatta potrebbe essere quella semifinale di Coppa Italia, contro la Juventus, alla vigilia di San Valentino, che darebbe prova – una volta per tutte – del carattere ritrovato.
È quello che spera lo svedese che, rinfrancato da risultati e avanzamento in Coppa Italia, posta su Instagram una gif (immagine in movimento) della sua esultanza: “God has no religion”, “Dio non ha religione”, si legge. Anche se i tifosi rossoneri si sono subito convertiti al culto di Zlatan. Fatto di gol e speranze che, finalmente, a Milanello non sono più utopia.
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