L’improvvisa e inaspettata dipartita di Kobe Bryant ha scosso tutto il mondo dello sport, non solo in America. Anche nel nostro Paese, l’eco della notizia è stato considerevole. Non solo appassionati di basket, ma tifosi di calcio, nuoto e qualunque altra disciplina ci hanno tenuto ad esprimere il proprio dolore per una perdita così importante a causa di una tragedia imponderabile.
C’è anche chi se la prende un po’, senza andare per il sottile, con il trattamento che i quotidiani sportivi avrebbero riservato alla notizia di portata mondiale: uno su tutti, Marco Belinelli, il cestita italiano – professionista in NBA come guardia dei San Antonio Spurs – ha tenuto ad esprimere il proprio disappunto via social mostrando una foto dei quotidiani sportivi (che mettevano la morte di Bryant in prima pagina per rendergli il giusto omaggio) a confronto con quelli italiani che hanno dedicato spazio al campione dei Lakers ma secondo il collega non abbastanza. Non come meritasse.
L’ha fatto notare con una didascalia schietta e senza mezzi termini: “Il problema è che i giornali sportivi in Italia non sono giornali sportivi. Vergognatevi”. Cinguettio al vetriolo destinato a far discutere in giorni complicati come quelli successivi alla perdita di un pezzo da novanta dello sport e del basket mondiale.
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