Anastasi, la sua morte riapre ferite mai chiuse. L'ex pm Guariniello denuncia i tanti casi di SLA
“Non vogliamo criminalizzare il calcio, ma dobbiamo trovare il nesso con la SLA. Peccato non aver mai incontrato un pentito su questo fronte. La mafia li ha, il calcio no“. Il pm Raffaele Guariniello, il primo ad aver definito la sindrome laterale amiotrofica come la malattia professionale dei calciatori, commenta così la morte di Pietro Anastasi che venerdì ha costretto ad aggiornare il conto degli ex calciatori morti a causa di questa malattia neuro-degenerativa incurabile.
“La mia speranza, mentre la casistica purtroppo cresce, è che sia maturata la consapevolezza dell’ambiente” dice l’ex pm, che presiede la commissione amianto del ministero dell’Ambiente. Guariniello ha realizzato un primo fondamentale studio epidemiologico su un campione di 24 mila calciatori italiani di Serie A, B e C dalla stagione ‘59-60 a quella ‘99-2000, poi aggiornato e allargato da una ricerca dell’Istituto Mario Negri di Milano con dati fino al 2018. Il verdetto è inquietante, spiegava il dottor Vanacore ad Avvenire. Il rischio di ammalarsi, ricalcolato sulla popolazione calcistica, è circa 2 volte di più rispetto alla popolazione generale; e addirittura sei volte superiore rispetto alla media se si analizza solo la Serie A.
Guariniello ha sbattuto anche contro l’indifferenza delle istituzioni. “Io lavorai da solo, in un clima sconsolante. Con una perplessità che non mi ha mai abbandonato: benché non si possa pensare che la Sla sia una malattia solo dei giocatori italiani, il mio studio non ebbe seguito in Europa. Provai a sensibilizzare Michel Platini all’Uefa, da noi Damiano Tommasi sembrava molto interessato, ma non ci fu seguito. Sarebbe stato interessante, invece, incrociare i dati” ha detto Guariniello al Corriere della Sera, anche senza citare apertamente il caso dell’olandese Fernando Ricksen scomparso a 43 lo scorso settembre.
La stessa indifferenza che ha conosciuto Chantal Borgonovo, moglie di Stefano, uno degli oltre trenta ex calciatori italiani uccisi dalla SLA, come Armando Segato, il primo, Fulvio Bernardini o i tanti giocatori della Fiorentina degli anni Settanta (da Beatrice a Longoni, da Saltutti a Galdiolo), al centro di un’inchiesta dello stesso Guariniello.
Nell’incertezza, si fanno sempre le stesse ipotesi sulle possibili cause: traumi, sostanze dopanti o abuso di farmaci, esposizione a sostanze chimiche per ravvivare l’erba e il verde dei campi.
“La ricerca va avanti, ma sul fronte calcio siamo fermi” racconta la vedova Borgonovo. “Nel silenzio generale i calciatori continuano ad ammalarsi e morire“.
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