Lo scudetto 2019 ha regalato la continua contrapposizione tra Allegri e Sarri, in quella che è passata alla storia come una opposizione filosofica tra l’efficienza del risultato e un’idea superiore di bellezza estetica. “Quando c’è un po’ di fango, bisogna sapersi sporcare le mani” ha detto Allegri dopo un derby vinto 1-0.
Allegri difende la squadra dopo la polemica per un presunto party dei bianconeri dopo la sconfitta in Champions: “Io non faccio il guardiano, faccio l’allenatore”. Vincere resta sempre l’unica cosa che conta, soprattutto alla Juventus. Allegri reinterpreta la filosofia attraverso l’ippica (e non è l’unico caso in cui i cavalli finiscono al centro del dibattito calcistico nel 2019). “Nei cavalli basta mettere il musetto davanti, non di 100 metri. Foto, corto muso, chi perde di corto muso è secondo, chi vince di così è primo” racconta. E il primo, alla fine, ha sempre ragione.
Anche se la Juve sceglie poi di affidarsi al suo principale rivale, Maurizio Sarri. Uno che “se fosse rimasto a lavorare in banca, sarebbe diventato ministro dell’economia” come disse in passato Spalletti. Sarri è cresciuto in una famiglia di tifosi della Fiorentina, che non ha preso bene il suo passaggio alla Juventus. “Mia mamma non era contenta” ha spiegato in presentazione.
La sua scelta di sostituire Cristiano Ronaldo contro il Milan causa la reazione stizzita del portoghese, che il tecnico prova a contenere e spiegare. “L’ho sostituito perché non stava bene. Fa piacere che si è messo a disposizione e l’arrabbiatura fa parte del gioco, ma non c’è nessun problema tra me e lui”.
Il 2019 è anche l’anno della fin troppo lunga telenovela tra l’Inter e Icardi. “Icardi meritava di non giocare, non è né Messi né Ronaldo, queste partite le abbiamo perse anche con Icardi” ha detto dopo la sconfitta con la Lazio. Per poi annunciare, due giorni dopo, che sarebbe stato titolare contro il Genoa. “Dentro il contesto di una squadra vale più di Messi e Ronaldo messi insieme, soprattutto per noi”.
Diventa chiaro, però, che il tecnico non sarà confermato per il 2019-20. “Se giornali così importanti da mesi scrivono da mesi che non sarò sulla panchina dell’Inter, avranno i loro buoni… ‘Robert Redford’ motivi” dice. Il riferimento, criptico e un po’ laterale come il linguaggio del tecnico toscano, è al film “L’uomo che sussurrava ai cavalli”, lo stesso che Carlo Pellegatti ha citato a Sky Sport parlando del ruolo di Pioli nelle prime settimane al Milan. Quando, cioè, il “testa alta e giocare a calcio” di Giampaolo era naufragato in un mare non certo dolce di ambizioni tradite.
All’Inter arriva Antonio Conte, che annuncia subito la sua filosofia. “Non dobbiamo essere scintilla, bisogna diventare dinamite” dice. La sua attenzione ai dettagli coinvolge anche gli aspetti più intimi. “In periodo di competizione, il rapporto non deve durare a lungo, bisogna fare il minor sforzo possibile, quindi restando sotto la partner”.
Infine, il nuovo allenatore della Roma, Fonseca, spiega alla Gazzetta dello Sport le ragioni della sua fascinazione per Zorro. “Mi è sempre piaciuto, forse perché combatteva le ingiustizie. Io vengo da una famiglia umile, anche se senza difficoltà economiche. Questo personaggio che aiutava i più deboli e i più vulnerabili mi ha sempre affascinato. In più quando ero bambino era semplice ed economico mascherarsi come lui. Un pezzo di legno diventava una spada, un cappello era quello di Zorro. E poi ho sempre avuto la passione per i cavalli“.
Ma non possiamo chiudere la rassegna senza un pensiero per Sinisa Mihajlovic, che ha unito i tifosi di tutta la Serie A. “Eh già… io sono ancora qua. Andrò avanti con le mie forze sperando di essere più presente possibile, perché mi fa sentire vivo”. Chapeau. Sipario. E buon 2020.
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