L‘Italia continua ad attirare capitali stranieri. I magnati russi e gli sceicchi preferiscono la Premier League, la Francia e soprattutto il PSG hanno fatto presa sugli emiri del Qatar e sulla famiglia al-Thani anche per ragioni di influenza politica. La Serie A conquista invece investitori asiatici e americani. Dan Friedkin, il capo del colosso Gulf Sales Toyota con un patrimonio da oltre 4 miliardi di dollari, è solo l’ultimo della serie. Oggi sono cinque gli stranieri a capo di club in Serie A: James Pallotta della Roma, Paul Singer proprietario del fondo Elliott che ha acquistato il Milan, la famiglia Zhang alla guida dell’Inter, Joey Saputo che ha acquistato il Bologna nel 2015 e Rocco Commisso, il pittoresco proprietario italo-americano della Fiorentina, fondatore di Mediacom e presidente dei New York Cosmos.
Iniziò tutto con Julius a Vicenza
Iniziò tutto nel 1998. Stephen Julius, inglese laureato a Harvard di madre italiana, con una forte somiglianza con l’attore Ralph Fiennes, si presenta con un pacchetto di oltre 200 assegni circolari al Tribunale di Vicenza. Valgono poco meno di 23 miliardi di lire, servono a comprare la società biancorossa. Julius “vuole lo stadio, vuole vincere, vuole vendere il Vicenza ai tifosi, vuole far sognare una città e vuole guadagnare” scrive Giulio di Palma su Repubblica. Promette uno stadio all’ inglese, sponsor, merchandising, la quotazione in Borsa.
I biancorossi rischiavano il fallimento dopo il sequestro del Gruppo delle Carbonare, al quale faceva campo la società. Julius guidava una cordata di cui faceva parte anche la Enic che in quegli anni ha rilevato anche il Tottenham Hotspur, il Glasgow Rangers, lo Slavia Praga, l’AEK Atene, il Basilea.
La Enic rileva tutte le quote della società nella stagione che vede il Vicenza centrare la semifinale di Coppa delle Coppe, perdendo solo contro il Vicenza “italiano” di Vialli, Zola e Di Matteo.
Enic nel 2004 rivenderà il Vicenza a una cordata di imprenditori locali per 6,5 milioni di euro. I nuovi proprietari si impegnano anche a coprire i debiti creati dagli inglesi per poco meno di 12 milioni.
Deludente l’esperienza del Ravenna
Ancor meno successo ha avuto la seconda esperienza straniera nel calcio italiano: il Ravenna, ceduto nel novembre del 1999 agli spagnoli della Continental Sport. Il proprietario Fernando Torcal Cabadas, però, morirà di infarto in un albergo a Cesena nel febbraio del 2000. E’ l’inizio di anni difficili per la società.
Qualcosa in Italia si muove. La Juventus apre ai Gheddafi, che arriveranno a detenere fino al 7,5% delle quote della società. Fino agli ultimi anni, però, le voci superano di molto le operazioni effettivamente completate.
La svolta nel 2011: Korablin compra il Vicenza
Una prima, vera, svolta matura nel 2011. Yuri Korablin, capo di un consorzio di imprenditori russi, acquista il Venezia. Scomparso nel 2016, è l’uomo del sogno svanito dei lagunari. Moscovita, laureato in giurisprudenza e sindaco di Khimki dove ha fondato le squadre locali di calcio e basket, Korablin riporta il Venezia tra i professionisti al termine della stagione 2011-2012. In campo, il Venezia con Bocalon e D’Appolonia vola verso la Prima Divisione. Korablin presenta progetti per un nuovo stadio, simile a quello di Nizza, e intanto decide di rifare il manto erboso del vecchio. Nell’estate del 2014, cade la giunta Orsoni e il commissariamento del Comune complica la strada per il nuovo impianto.
Nella stagione 2014-15 il ritardo di alcuni pagamenti porta tre punti di penalizzazione in classifica. Il Venezia si salva, ma Korablin sparisce, non presenta le fidejussioni per coprire i debiti e iscriversi al campionato. Il club riparte dalla Serie D e Joe Tacopina, che nel 2014 aveva investito nel Bologna festeggiando la promozione in Serie A al primo tentativo, avvierà la risalita e riporterà la squadra in Serie B. Il Bologna, nel frattempo, passa a Joey Saputo.
Roma, inizia l’era Pallotta
Sempre nel 2011, Tacopina era stato associato alla Roma come George Soros e Wang Jianlin. Ma alla fine dell’era Sensi, la società passa all’italo-americano Thomas Dibenedetto, che poi la cede al socio James Pallotta, già proprietario dei Boston Celtics.
Moratti vende l’Inter a Thohir
Nel 2013, anche l’Inter passa in mano straniera: Massimo Moratti cede il 70% della società al magnate indonesiano Erick Thohir, che per completare l’operazione vende le sue quote della franchigia NBA dei Philadelphia 76ers. Thohir, in passato proprietario anche dei DC United, squadra di calcio della Major League statunitense, vende ai cinesi della società Suning di proprietà della famiglia Zhang. Nel 2018 Steven Zhang, a 26 anni, diventa il più giovane presidente nella storia dell’Inter.
Il Milan passa a Li, poi al fondo Elliott
Nel 2017 termina anche la presidenza al Milan di Silvio Berlusconi che vende a Li Yonghong, controverso, discusso magnate nei settori del packaging e delle miniere. Nel luglio 2018, la società viene rilevata dal fondo d’investimento statunitense Elliott che gestisce asset per oltre 30 miliardi di dollari. Il proprietario è il finanziere newyorchese Paul Elliott Singer che ha speculato anche sui bond argentini. Figlio di un farmacista, di famiglia ebrea, laurea in psicologia e specializzato in legge ad Harvard, si ispira a uno studio sull’inflazione nella Germania del dopoguerra dell’economista italiano Bresciani Turroni, futuro presidente della Banca di Roma.
La parentesi russo-cipriota a Parma, gli inglesi a Como
Anche il Parma ha avuto una parentesi straniera attraverso un consorzio russo-cipriota che a ottobre 2018 ha venduto alla cordata locale “Nuovo Inizio Spa”. A giugno scorso, infine, dopo 17 anni di gestione della famiglia Della Valle, la Fiorentina passa nelle mani di Rocco Commisso.
Anche in serie D il Como nell’aprile scorso è passato alla società britannica Sent Entertainment Ltd. L’attuale presidente è Michael Gandler, ex numero due per sette anni della Mls americana ed ex colaboratore di Thohir a Milano.
Il futuro del calcio italiano passa anche da questo, dalla capacità di attirare investitori stranieri. E dalle possibilità di rendere gli investimenti produttivi per tutto il sistema.
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