Un altro giro di giostra. Con l’arrivo di Ibrahimovic, che nel romanticismo di un ritorno nostalgico e molto ben pagato un po’ sconfessa il senso di un progetto mai nato davvero, il Milan di Pioli si troverà inevitabilmente a cambiare volto. L’attacco potrebbe essere completamente, radicalmente rimesso in discussione.
Ibra, che non gioca dal 25 ottobre, è un centravanti da “a me gli occhi please”. E il Milan ha evidentemente bisogno di qualcuno a cui affidarsi, avendo segnato solo due gol su azione con gli attaccanti. Potrebbero cambiare tutte le scelte, coinvolgendo anche il futuro di Rebic e Piatek, non più così sicuri di rimanere in rossonero. Queste le possibili variabili per Pioli.
Nelle sue dieci partite da allenatore del Milan, Pioli si è stabilmente affidato al 4-3-3. Ibrahimovic sarebbe inevitabilmente il perno dell’attacco e darebbe la possibilità, rispetto a Piatek, di verticalizzare lungo sfruttando le sue sponde e la capacità di proteggere palla. Servirebbero più inserimenti da parte delle mezzali per creare superiorità numerica, e questo porta a ipotizzare un utilizzo ancora più continuo di Bonaventura. E un supporto ancora più costante da parte dei terzini, soprattutto sul fronte destro. A sinistra, infatti, Theo Hernandez è già perfettamente inquadrato per muoversi a tutta fascia.
Non è escluso che Pioli possa promuovere Leao, e magari dare qualche chance in più a Rebic, come attaccanti esterni che aprano le difese avversarie. “Io ho bisogno di spazi, e di essere libero. Non posso soltanto correre su e giù in profondità tutto il tempo. Io peso novantotto chili. Non ho quel genere di fisico” diceva a Pep Guardiola, evidenziando il nodo centrale della ragione del suo deludente periodo al Barcellona: il sistema blaugrana non aveva bisogno di lui, e lui non aveva bisogno del Barcellona. Ma entrambi, Ibra e il club, hanno invano pensato di poter risolvere il conflitto di fondo. Al Milan, il sistema non è certo così codificato da essere immutabile, tutt’altro. Ma il suo bisogno di spazi a 38 anni non può che essere aumentato.
Nel 2011, al Milan Ibrahimovic ha contributo all’ultimo scudetto di una squadra diversa dalla Juve. Quella squadra, con Allegri in panchina, giocava con il 4-3-1-2. Lo svedese aveva come spalla Pato o Robinho, ispirati da Boateng in qualità di energico trequartista.
Volendo ripetere una configurazione simile, Leao sarebbe un nome più indicato di Piatek o Rebic come seconda punta. Il francese, difeso da Boban, ha finito per perdere una sua dimensione tattica dopo l’addio al modulo con le due punte e l’abiura del progetto iniziale di Giampaolo. Non si è nemmeno adattato come attaccante esterno perciò, dopo le due partite da titolare contro Lecce e Roma non ha più giocato dal primo minuto. “Leao ha un potenziale importantissimo ma non è un attaccante centrale” ha detto Pioli. “E’ stato preso perché inizialmente il Milan doveva giocare con le due punte. Poi può fare qualsiasi cosa e sta lavorando per ampliare il suo bagaglio tecnico, ma ha bisogno di tempo”.
Il passaggio al 4-3-1-2 porterebbe Calhanoglu nella posizione che aveva occupato in Bundesliga, all’Amburgo e al Bayer Leverkusen, con la possibilità di valorizzare visione di gioco e tiro dalla distanza. Più difficile rivedere come trequartista Paquetà o Suso, sul cui utilizzo come trequartista ha iniziato a naufragare l’idea di squadra di Giampaolo al Milan.
Allo spagnolo mancano il cambio di passo in velocità per permettere al Milan di risalire il campo, la corsa in progressione per sbilanciare la difesa partendo da quella posizione.
Resta una terza opzione principale, ovvero un passaggio al 4-4-2 che potrebbe anche vedere Ibrahimovic e Piatek insieme. Il polacco, che in Italia ha giocato quasi sempre da prima punta, in nazionale fa coppia con Lewandowski. Questa evoluzione potrebbe ridurre l’utilizzo di Paquetà e spingere Pioli a utilizzare Bonaventura da ala sinistra, ruolo che ha già occupato spesso all’Atalanta. D’altra parte, il 4-4-2 rivaluterebbe, come opzione sulle fasce, Castillejo che ha giocato da esterno nella linea a quattro a centrocampo nel Villarreal. Cambierebbe un po’ la difesa: possibile che uno dei due terzini resti più bloccato in fase di impostazione.
Infine, se dovesse arrivare un difensore, si parla con sempre maggiore insistenza di Todibo del Barcellona, potrebbe anche essere praticabile la strada del 3-5-2 con Hernandez e Conti o Calabria sulle fasce, Kessie e Bennacer o Biglia in mezzo, Calhanoglu davanti alle due punte. Un modulo di questo tipo, che tende a stringere e allungare la squadra, potrebbe ulteriormente favorire la convivenza dei due centravanti di peso, Ibrahimovic e Piatek. Le opzioni non mancano, il tempo per individuare la migliore, però, può essere un lusso.
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