Da luglio a dicembre: i sei mesi più difficili del Napoli di De Laurentiis: da Ancelotti a Gattuso, passando per il sogno James Rodriguez diventato una chimera. Di mezzo la profonda crisi della squadra, ma anche la qualificazione agli ottavi di Champions League. Una situazione paradossale, caratterizzata con forza dall’ammutinamento del 5 novembre: quel no al ritiro che ha sconvolto l’ambiente. E la battaglia legale che ancora resta in piedi, tra multe e danni d’immagine.
LUGLIO: IL RITIRO DEI PROCLAMI – La stagione del Napoli parte con il consueto maxi ritiro di Dimaro. Ben 20 giorni che ormai vanno oltre il semplice romitaggio. Tutto il Napoli, dirigenza compresa, si trasferisce in Trentino: ed è lì che si portano avanti le operazioni di mercato e di pianificazione della prossima stagione. Il presidente De Laurentiis è stato presente per tutto il periodo, anche se si è visto e sentito poco. Ad andare davanti le telecamere è stato Carlo Ancelotti, che ha sbandierato proclami impegnativi. Dalla lotta scudetto al “Secondo posto che non ci basta più”. Quando De Laurentiis ne ha avuto occasione, ha comunque avallato gli ambiziosi propositi, e lo stesso hanno fatto i calciatori. Intanto un mercato fatto di pochi colpi (Di Lorenzo, Manolas) e molte aspettative (da James a un esterno sinistro e un centrocampista di qualità mai arrivati) andava lentamente avanti tra le perplessità dei tifosi. In particolare, il fallito assalto a Pepé del Lille, con tanto di agenti sbarcati a Dimaro in elicottero, ha lasciato perplessi stampa e tifosi.
AGOSTO: IL MERCATO DA “10 E LODE” – Un po’ come accadde con Cavani nell’estate del 2018, quella del 2019 è stata caratterizzata dal “sogno” James Rodriguez, trasformatosi poi in un’ossessione, per non dire barzelletta, o incubo: a seconda dei punti di vista. Mentre Cavani era soltanto una boutade messa in piedi dai social, per James Rodriguez il discorso era diverso: la trattativa fu pubblicamente annunciata da De Laurentiis e Ancelotti. L’acquisto era stato dato per fatto, anche da parte di autorevoli organi di informazione. E in effetti mai l’allenatore o il presidente avevano smentito. Eppure di James nessuna traccia, con Ancelotti che lentamente ha finito col glissare, senza mai prendere una posizione. A un certo punto l’arrivo del colombiano sembrava una sorta di apparizione mistica. Ma per i tifosi solo delusione e confusione. Alla fine arriva Lozano, l’acquisto più costoso della storia con 45 milioni di euro al PSV, e il giovane Elmas, centrocampista di prospettiva. Negli ultimi giorni di mercato si chiude con lo svincolato Llorente per portare un po’ di carisma in una squadra che aveva bisogno di leader dopo l’addio di Albiol. Non c’è stata traccia né di un terzino sinistro (Ghoulam era dato per recuperato) e nemmeno di un centrocampista di qualità per rimpiazzare Hamsik, partito già a febbraio. Nonostante il fantasma James Ancelotti arriva addirittura a dare un “10 e lode” al mercato azzurro, con buona pace di tifosi e addetti ai lavori, che invece erano perplessi.
SETTEMBRE: GLI OSCURI PRESAGI – Tutto sommato la stagione del Napoli parte bene. Precampionato positivo nonostante l’infortunio a Milik, ma in campionato si parte con una vittoria. Un rocambolesco 4-3 in casa della Fiorentina. Il Napoli è subito chiamato all’esame Juve: anche in questo caso finisce 4-3, ma stavolta gli azzurri perdono. Eppure, il ko arriva per uno sconcertante autogol di Koulibaly, che punisce la bella rimonta dallo 0-3 al 3-3. Un segnale inquietante, ma che comunque fa uscire il Napoli promosso dallo stadio della capolista. Il Napoli parte bene anche in Champions League: la vittoria sul Liverpool in casa alla prima giornata è il momento migliore della stagione. Eppure, il 25 settembre il Cagliari espugna il San Paolo in modo beffardo: un gol allo scadere che lancia un allarme sull’organizzazione del Napoli di Ancelotti e la tenuta mentale. Ma la sconfitta viene mitigata dalla successiva vittoria col Brescia.
OTTOBRE: GLI ATTACCHI AI SENATORI – Ottobre non parte bene: due 0-0 consecutivi, con Genk e Torino. Il Napoli comincia a evidenziare problemi a fare gol. Si parla dell’infortunio di Milik come il vero problema, ma la vittoria col Verona dopo la sosta sembra frenare gli allarmismi. Tuttavia nessuno poteva pensare che sarebbe stato l’ultimo sorriso: dalla partita successiva in poi comincia una lunga crisi, con gli azzurri incapaci di vincere per ben otto partite consecutive. Pochi giorni prima della partita col Verona, De Laurentiis aveva sferrato un attacco durissimo contro Callejon e Mertens, i due “senatori” in scadenza a giugno. “Non sono assolutamente disposto a fare uno sforzo importante – si parlava del loro rinnovo – Se uno vuole fare le marchette in Cina per vivere due o tre anni di merda questo è un problema suo nel quale non posso entrare. Se considerano i soldi un fine andassero in Cina, io non posso considerare la Cina una concorrenza”. Le parole del presidente scatenano la reazione dello spogliatoio. Indignati e offesi, Callejon e Mertens raccolgono la solidarietà dei compagni di squadra, e anche gli altri azzurri in attesa di rinnovo (Zielinski, Allan, Milik, Maksimovic e non solo) cominciano a manifestare il loro dissenso nei confronti del presidente. E poi cominciano ad affiorare malumori verso Ancelotti e i suoi metodi. Un allenatore giudicato troppo “morbido” e aziendalista dai calciatori più rappresentativi.
NOVEMBRE: AMMUTINAMENTO E IL CAOS – Il Napoli che non sa più vincere accende la miccia per la crisi vera e propria, che scoppierà la sera del 5 novembre. De Laurentiis, ancora scatenato con le sue dichiarazioni, annuncia di portare la squadra in ritiro dopo la sconfitta con la Roma e prima della gara di Champions col Salisburgo. Un ritiro comunicato a mezzo stampa, che irrita i calciatori. Si parla, però, di una tregua dopo la gara di coppa, se la prestazione fosse stata positiva: col Salisburgo al San Paolo arriva un pareggio (quarta partita di fila senza vincere), che la squadra ritiene un risultato positivo. I calciatori si aspettano la sospensione del ritiro, ma il vice presidente, il figlio di Aurelio Edo, comunica in malo modo che il ritiro prosegue eccome. I calciatori si ribellano platealmente: volano parole grosse e forse spintoni. De Laurentiis padre è assente, perché a cena col presidente della Fifa, e scatta il finimondo nello spogliatoio. I giocatori lasciano il San Paolo e tornano nelle loro case, disobbedendo all’ordine di andare in ritiro. Carlo Ancelotti, che invano cerca di mediare, dopo essersi rifiutato di parlare coi giornalisti lascia il San Paolo per andare – da solo col suo staff – in ritiro a Castelvolturno. Una situazione senza precedenti. De Laurentiis, infuriato, il giorno dopo è tentato da esonerare l’allenatore, ma i due trovano un compromesso per proseguire assieme. Il presidente chiede garanzie ad Ancelotti di riprendere in mano la situazione, e le ottiene. Ma la vendetta del patron non si ferma: scattano i provvedimenti disciplinari nei confronti dei calciatori, con multe davanti al Collegio Arbitrale, e perfino una causa civile per danni all’immagine della società. Da allora la situazione precipita: Ancelotti perde il controllo. Il Napoli continua a non vincere: gioca malissimo e arrivano deludenti pareggi contro Milan e Genoa in casa, ma soprattutto la sconfitta interna col Bologna. A poco serve il buon pari in casa del Liverpool in Champions, che chiude il mese di novembre.
DICEMBRE: PAGA ANCELOTTI, ECCO GATTUSO – Le polemiche si sprecano e la tregua dopo la buona prova di Anfield dura poco, Ancelotti è all’angolo. L’ennesimo pareggio in casa dell’Udinese ormai lascia poche speranze. Tuttavia il Napoli riesce a qualificarsi agli ottavi di Champions League, battendo nettamente il Genk al San Paolo. Ad Ancelotti, però, non basta: De Laurentiis aveva già deciso per l’esonero, che arriva la sera stessa della partita. De Laurentiis chiama Rino Gattuso in panchina: la speranza è che il nuovo allenatore dia una raddrizzata allo spogliatoio e soprattutto al gioco della squadra, arrivato ormai ai minimi termini. Tuttavia l’iter per le multe e i danni d’immagine prosegue. Gattuso comincia male: nessun progresso col Parma, che vince al San Paolo con un gol al 95′. L’ambiente è seriamente preoccupato, ma De Laurentiis sta vicino alla squadra e al tecnico. La cena di Natale trascorre serenamente, ma resta l’incubo delle multe. Tuttavia il lavoro di Gattuso comincia a dare segnali: nell’ultima gara dell’anno solare, il Napoli batte il Sassuolo al Mapei Stadium con un autogol al 93′. Progressi ce ne sono pochi, ma almeno la squadra ci mette grinta e cuore. Un segnale positivo in una marea di incertezze. Un fine 2019 da “matti”: i sei mesi più difficili dell’era De Laurentiis.
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