La traumatica eliminazione dal Mondiale del 2018 non è stata ancora dimenticata, ma di certo l’Italia del nuovo corso targato Mancini ha fatto il possibile per riscattarsi. Qualificarsi agli Europei del 2020 vincendo tutte le partite del girone e mostrando un bel gioco e molti talenti su cui sperare. Non poteva cominciare meglio l’esperienza del nuovo ct, che in particolare in questo 2019 che sta andando via, ha fatto vedere cose egregie.
E’ stato proprio il 2019 l’anno in cui l’Italia è finalmente risorta: niente più risultati raggiunti a stento, ma centrati in pieno e con un gioco convincente. La Nazionale è stata aiutata dal facile girone J, con Finlandia, Grecia, Bosnia, Armenia e Liechtenstein, ma averlo chiuso a punteggio pieno ha ampiamente dato conferma della forza di questa squadra. Sono arrivate, quindi, 10 vittorie in altrettante partite (ed è un record), con ben 37 gol segnati e appena 4 subiti. Numeri da corazzata. In più, il 2019 ha regalato quel 9-1 all’Armenia che rappresenta il successo più netto nella storia delle qualificazioni continentali (il precedente primato era Italia-Turchia 6-0 nel 1962). E al di là dei numeri Mancini ha fatto vedere un gioco, una mentalità vincente e una squadra che sa essere innanzitutto un gruppo. La sensazione è di rivedere quella bella squadra di Conte, che ha lasciato un ricordo positivo nei tifosi. Ma a Mancini si chiede di osare, e di provare a vincere i prossimi Europei. Considerando anche un’amichevole segnando una striscia di ben 11 vittorie consecutive. In più, oltre al punteggio pieno nel gruppo, gol spettacolo e tanti giovani talenti in mostra. Il modo giusto per ripartire e per rinascere. In questo 2019 per la terza volta l’Italia chiude la fase di qualificazione agli Europei da imbattuta: era accaduto nel 2012 e nel 2016. E per la prima volta dall’agosto del 1998 l’Italia segna almeno 9 gol in una singola parita. Accadde una volta contro gli USA nel ’98 e precedentemente nel 1928, dove però fece meglio: 11-3 contro l’Egitto. Infine, Zaniolo con i suoi 20 anni e 139 giorni e la sua doppietta diventa il più giovane marcatore della Roma con la maglia dell’Italia: meglio di Totti, De Rossi e Giannini. Ciro Immobile, invece, raggiunge Zola, Cassano e Carapellese a 10 gol nella nazionale. Orsolini è il secondo giocatore dell’era Mancini a segnare al debutto: l’altro era stato Pavoletti. Infine, Jorginho eguaglia Paolo Rossi nel numero di rigori consecutivi segnati: quattro di fila.
In questo 2019 sono tanti i record scritti dall’Italia di Mancini: a cominciare dal “portafortuna” Palermo, dove l’Italia ha vinto le ultime sette partite. Con l’Armenia una goleada senza precedenti, che porta a 11 le vittorie consecutive. Mai accaduto. E per la prima volta nella sua storia l’Italia ha mandato in gol 7 giocatori differenti nella stessa partita (doppiette di Immobile e Zaniolo e le reti di Barella, Romagnoli, Jorginho su rigore, Orsolini e Chiesa). L’Italia ha chiuso il girone di qualificazione con il miglior attacco di tutti i gironi e come terza miglior difesa dietro Belgio e Turchia. Mai accaduto che la nazionale vincesse tutte le gare del girone di qualificazione (sia Europeo che Mondiali), in questo caso ne sono arrivate 10 su 10. E in questo 2019 il ct Roberto Mancini è entrato nella storia.
Con la vittoria sulla Bosnia è diventato il primo allenatore ad aver vinto 11 partite consecutive con la nazionale italiana. Battuto il precedente primato, che apparteneva a un mito del calcio italiano come Vittorio Pozzo. Era forse questo l’unico modo per dare un segnale forte dopo il flop del Mondiale mancato in Russia. Pozzo guidò l’Italia alle vittorie del Mondiale nel 1934 e nel 1938, e raggiunse il record delle nove vittorie consecutive tra il 1938 e il 1839. Per Mancini i numeri sono ugualmente importanti: ovviamente mancano i titoli Mondiali, ma intanto in 18 partite alla guida della Nazionale ha vinto 12 volte, con 4 pareggi e 2 sconfitte. Sono questi i dati positivi che fanno ben sperare per il 2020 dell’Italia, attesa agli Europei a un banco di prova più complicato di un girone di qualificazione: ma premesse migliori non ce ne potevano essere.
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