Per la prima volta nella storia, negli ottavi di Champions League sono arrivate solo squadre appartenenti ai cinque principali campionati europei. E’ il risultato di un potere economico crescente e di un meccanismo di distribuzione che non corregge le disuguaglianze. Per cui, le squadre più ricche hanno sempre più possibilità di qualificarsi. E il ciclo ricomincia.
Secondo l’analisi pubblicata sulla pagina Twitter di Swiss Ramble, affidabile e documentatissimo blog sugli aspetti economico-finanziari del calcio, la sola fase a gironi “vale” già più di 75 milioni di euro per sette squadre: Bayern Monaco (82 milioni), Barcellona (81), Juventus (80), Manchester City (78), Liverpool (76), PSG e Real Madrid (75).
Le cifre che gli analisti di Swiss Ramble presentano, peraltro, non considerano la quota variabile del cosiddetto “market pool”, che dipende dalla posizione finale in Champions League, ma soltanto la parte fissa proporzionale alla posizione in classifica nell’ultimo campionato.
L’UEFA distribuirà quasi due miliardi alle squadre che partecipano a questa edizione della Champions League. I ricavi netti vengono divisi in quattro parti:
Per ogni incontro della fase a gironi, la UEFA riconosce 2,7 milioni di euro a vittoria e 900 mila per ogni pareggio, a cui vanno aggiunti 9,5 milioni per la qualificazione agli ottavi.
Dalla scorsa stagione, poi, è stato introdotto un ranking in base alle prestazioni negli ultimi 10 anni che prevede bonus per aver vinto la Champions o l’Europa League. Le 32 squadre vengono ordinate dalla prima alla 32ma posizione in base a questo ranking: all’ultima va una quota (1,108 milioni), alla penultima due e così via fino alla prima, che riceve 32 quote per un totale di 35,46 milioni di euro.
Il market pool, distribuito secondo il valore proporzionale di ogni mercato televisivo, e tra le squadre di ogni nazione in base al piazzamento in classifica e all’andamento in Champions, verrà poi distribuito ai club partecipanti di ogni federazione. Da questi parametri, si capisce come il ranking per coefficienti, che privilegia le squadre storicamente di successo, sia considerato più importante, e dunque più determinante, del market pool che premia le formazioni di nazioni che pagano di più per i diritti televisivi della Champions League.
Secondo i calcoli di Swiss Ramble, la Juventus avrebbe già “in tasca” 80 milioni dalla sola fase a gironi di questa Champions League (sempre senza contare la seconda parte del market pool). Il Napoli ne avrebbe guadagnati 59, l’Inter 41 e l’Atalanta 40: il coefficiente Uefa in questo caso fa la differenza per l’Inter rispetto all’Atalanta, che pure è passata agli ottavi contrariamente alla squadra di Conte.
L’Inghilterra, che rimane il principale mercato televisivo per la Champions League, vede tre squadre dividersi al momento incassi molto vicini: 78 milioni per il Manchester City che ha vinto il campionato e dunque ha una percentuale più alta della prima parte del market pool; 76 per il Liverpool e 73 per il Chelsea. Per il Tottenham, quarto l’anno scorso e con il peggior coefficiente Uefa tra le inglesi, la fase a gironi “vale” 58 milioni secondo i calcoli di Swiss Ramble.
La Spagna è diventata la vera potenza nelle coppe europee negli ultimi anni. Barcellona, Real Madrid e Atletico rientrano tutte nei primi quattro posti del ranking per coefficienti, e questo spinge i loro ricavi dalla sola fase a gironi di questa stagione sopra i 70 milioni.
Netta poi la superiorità del Bayern Monaco rispetto alle altre squadre tedesche. I ricavi del Bayern vengono stimati ora in 82 milioni, quelli del Borussia Dortmund al momento non supererebbero i 63, che sono comunque 20 in più di quanto potrebbe intascare il Lipsia che per la prima volta ha superato i gironi (43 milioni). Il Bayer Leverkusen resta a 37 milioni.
In Francia, si conferma il dominio del Paris Saint-Germain, che secondo i calcoli si sarebbe assicurato 75 milioni mentre il Lione e il Lille devono accontentarsi rispettivamente di 57 e 27 milioni·
Dunque, la qualificazione in Champions League non è mai stata così preziosa. Ma non è un bene per tutti. E’ un sogno da ricchi, e chi ha meno stelle resta a guardare.
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