Champions League, dove solo i ricchi vincono

Champions League, dove solo i ricchi vincono
Champions League, dove solo i ricchi vincono

Negli ultimi anni la Champions League sta diventando una competizione in due tempi. Spettacolare, intrigante, imprevedibile dagli ottavi in poi, capace di regalare imprese come il trionfo dell‘Ajax al Bernabeu o la rimonta del Liverpool contro il Barcellona in semifinale l’anno scorso. Ma nella fase a gironi, risente delle crescenti disuguaglianze tra le big d’Europa e le altre, che si affacciano nell’Olimpo del calcio continentale con la prospettiva di partecipare per una stagione, magari due, senza andare più in là.

Champions League: troppa disparità nella fase a gironi

L’edizione 2019-20 ha messo in evidenza la solidità economica e tecnica del progetto del Lipsia e del Salisburgo, che ha individuato in Haaland un attaccante in grado di attirare l’attenzione di tutta Europa per una freddezza e una completezza tecnica non comuni per un under 20. Ma non c’è solo Haaland: il valore di Hwang Hee-chan o Dominik Szoboszlai confermano una politica di scouting attenta e funzionale.

Le prime giornate avevano fatto ben sperare anche la Dinamo Zagabria, che ha firmato contro l’Atalanta la sua seconda vittoria in Champions League in quindici anni e il Bruges che ha sfiorato la vittoria al Bernabeu contro un Real Madrid in crisi d’identità. Lo Slavia Praga ha fermato Inter e Barcellona, l’Olympiakos ha rimontato da 0-2 a 2-2 contro il Tottenham.

Ma, come ha scritto sul Guardian Jonathan Wilson, autore del fondamentale libro sulla storia delle tattiche “Inverting the Pyramid”, queste quattro squadre messe insieme hanno vinto nelle prime cinque giornate una partita su 20.

Aumentano le goleade

Non solo. Wilson sottolinea come in questa edizione della Champions League si siano registrate sei goleade, partite più di quattro gol di scarto in cui la squadra vincitrice segna più di cinque reti. Vittorie di questo tipo danno la misura di confronti tra formazioni con un peso economico e tecnico troppo diverso: fa eccezione il 7-2 del Bayern Monaco sul Tottenham, un caso eccezionale in cui si sono incrociate una giornata di grazia degli attaccanti tedeschi e la sfiducia degli inglesi avviati alla fine del ciclo Pochettino.

Questo tipo di partite, con questi esiti così larghi, rappresentano il 9,1% di tutte le partite della fase a gironi degli ultimi cinque anni.

Champions sempre meno competitiva: l’allarme del CIES

In una prospettiva più ampia, anche il CIES in uno studio pubblicato nel febbraio 2019 indicava una graduale perdita di equilibrio competitivo nella fase a gironi dal 2003 al 2018. In questo periodo, è aumentata la media punti delle squadre che hanno chiuso il girone al primo posto (2,26 nell’ultimo quinquennio) ed è significativamente migliorata anche la loro differenza reti.

Parallelamente, le squadre che hanno chiuso all’ultimo posto registrano un andamento inverso: meno punti, meno gol segnati, più reti subite. Indicatori di una prevedibilità crescente che non fa bene a nessuno. E spiega, almeno in parte, le ragioni di chi spinge verso una “Superlega” più chiusa con tutti i top club per ottenere ancora più ricavi e creare una competizione potenzialmente più equilibrata. Anche a costo di mettere a rischio i fondamenti del sistema calcistico europeo.

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