Ad ogni Merseyside derby, il calcio torna alle origini. Si canta “You’ll never walk alone”, l’inno del Liverpool, l’Everton ci mette l’orgoglio per tentare di sparigliare le carte. E’ un derby basico, anche nei colori. Rossi contro blu, come a calcio balilla. E i rossi quest’anno vincono praticamente sempre. Finisce 4-2 per il Liverpool che ad Anfield non perde contro i Toffees da 18 partite in Premier League: è la serie positiva più lunga contro uno specifico avversario per i Reds. Non c’è Alisson, squalificato, vanno in panchina Salah e Firmino. Klopp ha bisogno di tutti in un mese densissimo, e valorizza così chi ha giocato meno anche nelle partite importanti: ci sono Origi e Shaqiri, che aveva giocato 11 minuti in Premier League finora. E segnano entrambi nel giro di 17 minuti.
Origi è uomo da grandi occasioni: la doppietta al Barcellona nel ritorno della semifinale è un pezzo di storia del cammino trionfale dei Reds nell’ultima Champions League. Cammino chiuso proprio dal suo gol in finale. E si conferma nel derby del Merseyside. il belga salta Pickford e sblocca la partita al 6′, ma la chiave è il passaggio illuminante di Mané alle spalle della difesa.
L’Everton, che non vince un derby ad Anfield in campionato dal 1994, va ko al 17′: ancora sublime il passaggio filtrante di Mané per il diagonale di prima di Shaqiri. C’è vita però tra i Toffees, e si traduce nello spunto di forza di Keane che accorcia e riapre il derby al 20′.
Ma le ambizioni dei Toffees reggono una decina di minuti. Al 31′ Lovren alza la testa e dipinge un lancio di 60 metri che diventa un assist per Origi che in due tocchi fa 3-1: palleggio, pallonetto e palla in buca.
Il tecnico dell’Everton, Silva, appare perso nella vana ricerca di una soluzione. Continua a cambiare moduli, i giocatori però sono sempre più confusi, nervosi, arrendevoli. Il Liverpool, invece, sa esattamente cosa fare. Mané avvia il contropiede che Alexander-Arnold prosegue in fuga solitaria, poi lo conclude di prima. Dopo due assist, fa 4-1. Il derby del Merseyside, di fatto, non esiste. Richarlison, d’orgoglio, accorcia e prova almeno a non far affondare l’Everton.
Dopo un primo tempo frenetico, anche caotico per certi versi, nella ripresa il Liverpool si concentra nell’amministrazione. Entrano Firmino e Gomez. Alexander-Arnold, non proprio a suo agio in un derby con qualche ombra di troppo, rischia di riaprire la partita favorendo lo spunto al 79′ di Richarlison, bravo Lovren a chiudere. Sul capovolgimento di fronte i Toffees si scoprono ancora vulnerabili ai palloni profondi per vie centrali, stavolta però Mané non è preciso nella conclusione da centro area.
Ancor più clamoroso l’errore di Mané al minuto 84: solo davanti al portiere, salta anche Pickford poi si incarta e a porta vuota non tira. Il finale si accede, i colpi di scena non mancano e meno di un minuto dopo Moise Kean ha l’incredibile chance del 3-4, ma conclude fuori. L’Everton lascia ogni speranza proprio al 90′ sul tocco di Wijnaldum, tra i 30 finalisti al Pallone d’oro, su tocco di Firmino. Il secondo tempo più di lotta che di governo consente al Liverpool di una vittoria che tiene invariati i distacchi su Leicester (+8) e Manchester City (+11) con una partita in meno da giocare. E i tifosi del Liverpool cantano ai rivali: “Going down, going down, going down”, “Andrete giù, andrete giù, andrete giù”. L’Everton, che ha perso nove delle ultime 13 partite in Premier, rischia davvero la retrocessione.
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