In un modo o nell’altro, il Napoli è finito in ritiro. Da oggi, su ordine di Ancelotti, dopo l’allenamento i calciatori rimarranno a Castelvolturno. Il ritiro dovrebbe prolungarsi fino alla partita contro il Genk di martedì prossimo in Champions League.
Un ritiro che è stato accettato da tutti, ma nello spogliatoio i dissidenti restano. Secondo il Corriere del Mezzogiorno, nel clan azzurro sarebbero addirittura quattro le fazioni contrapposte. Una spaccatura evidente con la quale Ancelotti deve fare i conti in fretta, per tentare di raddrizzare la stagione prima che sia lui stesso a pagare con l’esonero. Il primo gruppo individuato dal quotidiano è quello dei “ribelli“, formato dai senatori che avevano promosso il famoso ammutinamento del 5 novembre. Parliamo di Insigne, Allan, Mertens, Callejon e Koulibaly. Sarebbero loro i fautori del ritiro non rispettato dopo Salisburgo, ognuno con una propria problematica all’origine del malessere, tra rinnovi non completati, cessioni vicine e poi sfumate. C’è poi il gruppo dei “dissidenti”, che sarebbe formato da: Ghoulam, Milik, Mario Rui e Hysaj. Si tratta di elementi neutrali, non favorevoli alla linea societaria, ma nemmeno contrari. Poi c’è una nutrita parte di “saggi”, vale a dire giocatori che proprio non volevano questo contenzioso e accettano di assecondare le richieste di presidente e allenatori senza fare polemiche, pur magari non condividendo il ritiro: si tratta di Llorente, Karnezis, Manolas, Maksimovic, Fabian e Zielisnki. Infine ci sono i calciatori che sposano in pieno le linee del presidente e di Ancelotti, ossia sono favorevoli al ritiro e sono risentiti verso i compagni di squadra che si sono ribellati: parliamo di Meret, Di Lorenzo, Lozano, Luperto, Gaetano e Ospina. Questo gruppo è definito dei “pacifisti”.
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