Qualche tempo fa sui social impazzava un’iniziativa: la #tenyearschallenge, molto più di un semplice hashtag consisteva nel confrontare la stessa foto di una persona nell’arco di dieci anni. Come eravamo e come siamo. Chissà se l’avrà fatta anche Leonel Messi, sicuramente domani potrebbe avere un motivo in più per provarci: sono trascorsi dieci anni dal suo primo Pallone d’Oro. Cambia l’aspetto del campione, ora la barba incolta si è adagiata sul viso pulito che lo illuminava una decade fa, ma non la sostanza.
La Pulce è rimasta un fenomeno da tenere in considerazione. Nel giro di dieci anni ha incrementato prestazioni, numeri, statistiche e trofei. Un vero e proprio talismano che arricchisce il proprio club – sempre il Barcellona – e gli appassionati di questo sport. Di mezzo, l’ipopitutarismo: una patologia vissuta come uno stimolo piuttosto che un impedimento. “È un riconoscimento speciale che nasce dal collettivo, se il Barca
non avesse vinto tutto quello che ha vinto non avrei ricevuto premi individuali”, spiega Messi.
L’argentino di premi individuali, con particolare riferimento al Pallone d’Oro, ne ha vinti cinque. Quattro in maniera consecutiva, record che – indipendentemente dal club di appartenenza – non si dimenticano. Proprio El Diez tira le somme: “Il primo Pallone d’Oro è stato speciale”, l’asso del Barça conserva quel romanticismo e quello stupore congeniale ai fenomeni che li fa emozionare nonostante abbiano il mondo (sportivo) al loro cospetto. Il duopolio che ha formato con Ronaldo, in fatto di riconoscimenti sportivi, dimostra quanto il carisma e il talento di questo giocatore non è stato mai scalfito malgrado l’usura del tempo. Questo anniversario non è che uno spartiacque verso un finale di carriera (forse) ancor più brillante. Intanto, per l’ultima edizione del trofeo, resta ancora tra i favoriti. Passano gli anni, non i valori.
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