Antonio Conte è stato ascoltato dagli uomini dell’antiterrorismo di Milano nell’ambito delle minacce ricevute in una lettera, contenente anche un proiettile calibro 22, recapitata presso la sede dell’Inter e diretta proprio al tecnico nerazzurro.
Un episodio inquietante che ha portato all’apertura delle indagini della Procura di Milano, tutt’ora in corso per risalire all’autore o agli autori della grave missiva. La casa di Conte e la sede dell’Inter, inoltre, sono state messe nell’elenco degli immobili monitorati a distanza con il VGR (Vigilanza Generica Radiocontrollata).
Lettera di minacce a Conte, emergono nuovi dettagli
Come riportato da “La Stampa”, ieri Conte è stato ascoltato dal capo dell’antiterrorismo milanese, Alberto Nobili. Il tecnico nerazzurro avrebbe confermato di non avere nessuna idea di chi possa averlo minacciato in quel modo ed anche a chi possa appartenere la scrittura di chi ha fatto recapitare la lettera. Secondo quanto trovato dagli inquirenti, l’autore avrebbe scritto in stampatello e fatto alcuni riferimenti diretti alla famiglia di Conte, parlando sempre al plurale: “Sappiamo dove vivi”, “Sappiamo chi è tua figlia”.
Al momento, non c’è stata alcuna rivendicazione e tutte le ipotesi restano aperte: sia la possibilità di un gesto di un mitomane, sia la grafia esperta di un profilo criminale di livello, si predilige la prima. Tra gli elementi di indagine anche il passato recente di Antonio Conte. Secondo alcuni componenti del tifo nerazzurro, infatti, Conte sarebbe ancora troppo identificato in ottica Juve. Ma la questione ultras non convince gli inquirenti che invece cercano fuori dal contesto legato alla tifoseria. Non solo Conte, sotto minaccia è finito anche il preparatore atletico dell’Inter, Antonio Pintus, collaboratore stretto dello stesso allenatore leccese, con un passato alla Juventus, Real Madrid e Chelsea.
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