Quella fascia non è solo un onore, può diventare un onere nel momento in cui si scontra con la storia. A Roma, sponda giallorossa, fare il capitano pesa. Soprattutto perchè, anche se in parecchi tendono a far finta di niente, esiste un prima e un dopo Francesco Totti. Presenza considerevole per numeri, carisma e attaccamento alla causa anche dopo il suo ritiro. Senza contare la querelle da dirigente, terminata con le sue dimissioni e conseguente spaccatura insanabile con Pallotta e soci.
Un capitano (oramai icona) che se ne va, portandosi dietro ricordi indelebili nella mente dei più, un altro che subentra – Daniele De Rossi – pur essendo stato sempre presente. Una favola, con la fascia al braccio, la sua, durata troppo poco: 18 anni di appartenenza dissolti, per così dire, l’anno scorso in un rinnovo mancato fra le colpe di molti e i rimpianti di troppi. Poi, l’esperienza al Boca Juniors con sorrisi e nostalgia. Guardando da lontano i colori giallorossi, in attesa di ritrovarli il prima possibile da tifoso, perchè la passione – quella sì – non finisce mai.
La stessa che mette Alessandro Florenzi – ennesimo figlio di Roma, capitano e bandiera – che cavalca i sogni di un popolo scettico e diffidente. Infatti il classe ’91 si trova in un periodo non facile, in cui la squadra giallorossa deve fare i conti con gli infortuni e qualche prestazione opaca: allenatore nuovo – Fonseca – che deve far ricredere tutti. In primis proprio Florenzi che con il cambio di panchina, dopo Ranieri, non trova abbastanza spazio. Con Fonseca alla guida tecnica, il centrocampista romano non gioca da quasi un mese. L’allenatore ribadisce che “non esiste un caso Florenzi“, ma intanto il tempo passa e il ragazzo – anche se non lo dà a vedere – si sente trascurato.
È già successo anche questo. Gli altri due capitani, nel passato recente, hanno cambiato strada, nonostante l’amore per i colori giallorossi, proprio a fronte di una noncuranza da parte di tecnici e società. Il numero 24 comincia a capire forse che sta succedendo lo stesso, ma rispetto al passato cambia strategia: nessun clamore, non una polemica. Niente conferenza stampa al veleno e nemmeno guerra aperta nei confronti del tecnico da cui dovrebbe quantomeno aspettarsi più considerazione. I panni sporchi si lavano in famiglia, quindi davanti alle telecamere e ai giornalisti Florenzi accetta la panchina e dice: “Sono il capitano, devo dare l’esempio. Metto la Roma davanti a me”.
I tifosi, dopo queste dichiarazioni, sono con lui. Ha dimostrato di mettere da parte le scaramucce e le beghe personali per il bene del collettivo: un gesto tanto raro quanto necessario, in un momento non facile. Tuttavia Euro 2020 si avvicina, Florenzi vuole arrivarci da protagonista. Non intende rinunciare alla maglia della Nazionale, per ottenerla deve giocare: se non potrà farlo a Roma, andrà altrove. Come hanno già fatto i suoi colleghi – quei “giganti del pallone” – con cui si è sempre misurato. Per questo la Fiorentina aspetta, lo corteggia, gennaio è vicino. Se nella Capitale dovesse continuare ad essere una seconda scelta, il 28enne potrebbe davvero cambiare aria. Perché come ha detto un altro romanista, Claudio Ranieri, adesso in forza alla Sampdoria: “Quando si va in campo non ci sono amori”. Conta solo dare il massimo. Che, purtroppo, non sempre coincide con l’ideale.
Florenzi lo sa bene. Ora rimane soltanto da capire se quella grinta, quella voglia e quel pathos potranno essere ancora a disposizione delle fila giallorosse oppure se li godrà qualcun altro. Mentre all’ombra del Colosseo, forse, si cercherà l’ennesima spiegazione ad un legame interrotto sul più bello. Senza aspettare l’atteso e, per certi versi, doveroso lieto fine.
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