Pelé Resterà per sempre “O Rey”, all’alba dei suoi 80 anni, che festeggerà nel 2020. Per molti, se non per tutti, resta il più grande calciatore di tutti tempi. Sicuramente è l’essenza stessa del calcio, così come Maradona.
Pelé il 19 novembre festeggerà i 50 anni dal gol numero 1000 in carriera
L’ex campione brasiliano è alle prese con gli acciacchi dell’età, ma quando parla lascia sempre il segno. Anche perché Pelé si ricorda sempre dei suo connazionali. Una volta per cercare il più grande al mondo si guardava in Brasile, oggi non è più così. Pelé lo spiega in una bella intervista alla Gazzetta dello Sport: “Chi sono i migliori giocatori del mondo oggi? Una volta ne trovavi due o tre in ogni Paese di grande cultura calcistica. Eusebio, Simoes, Cruijff, Beckenbauer, Maradona, Garrincha, Didi. Oggi ne abbiamo due o tre in tutto. Messi, Cristiano Ronaldo, direi Neymar, che però in Brasile non è ancora riuscito a diventare una grande figura”.
CREDE IN NEYMAR – Il grande Pelé il prossimo 19 novembre festeggerà i 50 anni dal suo millesimo gol in carriera, che arrivò nel 1969 contro il Vasco da Gama allo stadio Maracanà. L’ex campione punta ancora sul capriccioso Neymar, forse un talento inespresso: “Se Neymar può ancora vincere un Mondiale col Brasile? Spero di sì. Mi auguro che al prossimo Mondiale sia in buone condizioni fisiche. La gente lo critica. Persino io l’ho fatto qualche volta, ma ci si dimentica che lui è un prodotto nostro, del vivaio del Santos. Vogliamo sempre il meglio per lui. Ne parlo spesso con suo padre. Tecnicamente è un eccellente giocatore”.
I CAMPIONI ATTUALI – “Tra quelli di oggi io giocherei con Messi: È abile, dà assist, passaggi, segna. Dribbla bene, fa delle giocate. Se fossimo in squadra insieme, gli avversari si dovrebbero preoccupare di due giocatori, non solo di uno. Oggi Messi è il giocatore più completo”.
RAZZISMO – “Siamo tutti esseri umani. Nessuno è meglio o peggio dell’altro. È un problema di invidia, di disuguaglianza. Non credo neanche che si possa rivalersi sulla squadra dandole una sconfitta a tavolino o dei punti di penalizzazione. Non si può condannare il club per quello che fanno i suoi tifosi. È come quando uno ha dei figli. Se uno di loro combina una sciocchezza, mica si può rimproverare anche i suoi fratelli, no?”.
VAR – “È un po’ confuso, mi spiace. Pensavo fosse più diretto e semplice. L’intenzione originale la trovo positiva, ma la sua applicazione mi lascia un po’ perplesso”.
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