Sette gol in sette partite. Sette gioielli per la corona di teenager più prolifico d’Europa. Nessun under 20 ha segnato più di Gabriel Martinelli nei cinque principali campionati del continente. Italo-brasiliano, con il doppio passaporto e già corteggiato anche dalla nazionale azzurra di Roberto Mancini, mantiene una media di un gol a partita in tutte le competizione nella sua prima stagione all’Arsenal. Una media che si è elevata nella doppietta in Coppa di Lega nell’incredibile ottavo contro il Liverpool ad Anfield (5-5 al 90′ con pareggio in extremis dei Reds che vinceranno ai rigori).
Martinelli ripaga la fiducia di Emery all’Arsenal
“Ringrazio Dio per questa opportunità all’Arsenal” aveva spiegato prima del match. “Mi hanno accolto tutti molto bene, l’allenatore mi ha detto di avere pazienza perché le opportunità per me sarebbero arrivate”. E in effetti, Unai Emery ha del tutto mantenuto le promesse. L’ha tenuto in squadra, non l’ha mandato via in prestito. Martinelli, destro naturale con un fisico e uno stile adatto al suo calcio, sta sfruttando l’occasione. Alto un metro e ottanta, destro naturale, è un attaccante brillante, veloce, che può giocare anche da ala nel 4-3-3. Un attaccante che aspetta la sua occasione e studia da campione.
L’orizzonte della Premier League però sembrava lontanissimo appena un anno fa quando ha fatto il suo debutto in prima squadra per l‘Ituano. Era l’8 agosto, la sua squadra giocava allo stadio Nicolau Alayon contro il Nacional, a pochi minuti da Barra Funda, una delle stazioni di Sao Paulo.
Martinelli all’Arsenal, storia di un predestinato
L’Ituano perde 3-1. Dieci minuti dopo la partita Martinelli ha già fatto la doccia, si è vestito e chiede all’allenatore di poter andar via prima con suo padre e non aspettare i compagni per rientrare con l’allenatore. Perché? C’è la scuola, ha una lezione serale e non vuole perderla. E’ un’epifania, un dettaglio che rivela quello che orienta, e da sempre, le azioni di Martinelli, in campo e fuori: una precisa, chiara, sorprendentemente matura consapevolezza della sua strada. Martinelli sa cosa vuole nella vita, e come arrivare a ottenerlo.
Lo scrive anche, in un articolo sul sito dell’Arsenal in cui si racconta direttamente con le sue parole. “La cosa più importante da sapere sul mio conto è che ho sempre desiderato diventare calciatore. E i miei genitori hanno sempre creduto che ce la potessi fare. Mi hanno insegnato a pensare sempre positivo, e a prendere il meglio da tutte le situazioni”. Martinelli è nato a Bela Vista e cresciuto vicino la casa dei nonni non lontano dall’aeroporto internazionale di Sao Paulo.
A calcio ha giocato tanto, ma non in strada come tantissimi bambini brasiliani. Gioca soprattutto a scuola. Il pallone è un passatempo fino ai 12, 13 anni. Poi comprende che può anche diventare il suo futuro. “Il mio idolo era Ronaldo, lo amavo. Il suo soprannome dice tutto: il Fenomeno. Avevo anche un altro idolo, mio padre. Mi accompagnava sempre agli allenamenti con il Corinthians, un club molto importante in Brasile. Mi trovavo benissimo, poi mio padre ha iniziato un nuovo lavoro a Itu e ho dovuto lasciare. E’ stata una decisione difficile. Ci siamo spostati a 100 chilometri di distanza, io avevo 13 anni e non capivo il perché di questo cambiamento. Ma all’Ituano sono cresciuto moltissimo come giocatore, sono diventato più maturo. E il più giovane in questo secolo a esordire in prima squadra per il club” racconta. E’ solo il primo di una serie di primati. La sua strada porta molto più lontano.
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