Un grande ex bomber del campionato italiano, un giramondo, Serie A, Premier League, La Liga. Rolando Bianchi, una valanga di gol con la Reggina, ha sfiorato la Juventus ed invece è diventato un idolo del Torino, le grandi rinunce per amore dei granata, poi il salto fino al Manchester City. L’attaccante si racconta in ESCLUSIVA alla redazione di CalcioToday.it, un viaggio tra passato e presente: oggi si diverte come opinionista e commentatore sportivo, ha studiato da allenatore e direttore sportivo, aspetta l’occasione giusta.
E’ corretto riassumerla così Bianchi?
“Assolutamente ho avuto anche alcune offerte, il campo mi manca, vediamo… Vorrei fare sia l’allenatore che il direttore sportivo. Al momento mi guardo intorno e come dice lei, aspetto l’occasione giusta”.
Turno infrasettimanale, c’è Lazio-Torino, una delle sue partite, sensazioni?
“Ricordi bellissimi in entrambe le due società. Ho ancora tanti amici che sento tutt’ora. Due squadre importanti, alla Lazio sono stato bene, mi ha dato la possibilità di vivere un grande club, una piazza gigante, con una pressione eccezionale, peccato essere rimasto poco, ma non ho rimpianti. Il Torino è tutto un altro capitolo della mia vita, cinque anni intesi molto belli”.
Lei è uno di quelli dal cuore granata?
“Le posso dire di si. Al Torino ci sono stato nel momento più difficile, ho fatto scelte importanti che hanno condizionato la mia carriera, ho scelto con il cuore e rinunciato a contratti favolosi, club di prestigio, ecco perché sono molto legato ai colori granata”.
A cosa e chi ha rinunciato?
“Ho rinunciato ad offerte di grandi club, ero giovane, nel pieno della mia carriera, ho scelto di restare in Serie B. Mi hanno detto “tu sei pazzo”. Ho rinunciato all’offerta della Fiorentina che mi voleva in Serie A. Ho detto no alla Bundesliga, lo Schalke 04 mi aveva fatto una offerta economica pazzesca, una montagna di soldi e la stima dell’allenatore Felix Magath che mi voleva a tutti i costi. Ho detto No anche all’Atletico Madrid che è la squadra che tifavo da bambino. Lo spirito Colchoneros, ero pazzo per loro. Poi invece ho chiuso con il Maiorca, altra società che porto nel cuore. Da grande si fanno altre scelte ed io non mi pento di essere rimasto fedele alla maglia granata”.
Concorda che lei deve molto a quell’anno magico con la Reggina?
“Si si certamente. A Reggio facemmo una salvezza pazzesca, quelli del -15, resterà nella storia. Segnavo a raffica, ero in grande forma, avevo l’età dalla mia, insomma è partito tutto da lì. Il cellulare del mio procuratore squillava di continuo, mi volevano davvero tutti”.
E pensare che lei avrebbe potuto giocare nella Juventus, giusto?
“La vita è davvero strana, prima di andare al City, dopo l’anno alla Reggina, avevo chiuso con la Juventus, era tutto fatto, avevamo trovato l’accordo, poi il rinnovo di Trezeguet ha fatto saltare tutto. E’ arrivato il Manchester City e non potevo dire di no”.
Come è stato il salto in Premier League?
“Ero l’attaccante più richiesto, il Manchester City è arrivato come un ciclone, ha sbaragliato tutto. C’era in ballo una offerta economica alla quale non potevo dire no. La Premier League è meravigliosa, la seguo sempre. Ero partito molto forte, prime quattro partite, quattro volte man of the match. Poi ho avuto qualche difficoltà e di lì non sono riuscito a confermare il mio valore. Il City mi ha dato molto”
Il Man City di oggi deve tutto all’ex presidente Shinawatra? Il suo?
“Assolutamente si. Shinawatra era già una potenza economia, fece investimenti pazzeschi. Lo ricordo come un presidente presente, si è sempre comportato bene con noi giocatori. I suoi problemi si sono riversati sul City, ma è stata anche la grande fortuna del club. Senza i suoi investimenti non sarebbero arrivati gli arabi che oggi ne hanno fatto una potenza mondiale”.
Lei ha avuto Eriksson come allenatore, con Guardiola come sarebbe andata?
“Guardiola è un allenatore straordinario, non so se le mie caratteristiche sarebbero state congeniali al suo gioco. Chissà. Il calcio inglese ha alzato il livello, credo che con la mia struttura fisica, oggi potrei ancora fare bene”.
Per il Man City può essere l’anno buono per la vittoria della Champions League?
“Ci stanno provando da anni ma la Champions è un campionato a parte, ci vuole anche un pizzico di fortuna nei momenti giusti del torneo. Io farei attenzione al PSG, la mia favorita, con l’innesto di Icardi hanno fatto un salto di qualità. Il City ha ottime possibilità, ma sarà durissima. Avete visto che fatica contro l’Atalanta”.
Lei era allo stadio. Che impressione le ha fatto da doppio ex? ”
“Sono rimasto molto impressionato. Se vuoi vincere la Champions devi dare di più nelle sfide come quelle contro l’Atalanta. Mi aspettavo più superiorità da parte dei Citizens, invece i ragazzi di Gasperini li hanno messi sotto per molto tempo del match. Stanno facendo la storia”.
Ecco arriviamo all’Atalanta, lei è partito da lì, settore giovanile, prima squadra, si immaginava questo miracolo italiano?
“La fortuna dell’Atalanta è che da decenni ha avuto famiglie di imprenditori che hanno dato forza per mantenere ad alto libello questo club. Ora con i Percassi hanno fatto il salto di qualità, sono un esempio da seguire, un modello da studiare anche per i grandi club. Hanno vinto la Supercoppa primavera e non è un caso. Il settore giovanile dell’Atalanta è uno dei migliori da sempre, ve lo dico io che vengo da lì. La famiglia Percassi ha idee chiare, ha dato indicazioni precise all’ambiente e sono certo che continueranno a fare grandi cose a lungo. Prima o poi questo successo doveva arrivare. E’ una società perfetta in tutto, dall’organigramma alle strutture dove si allenano. E’ organizzata al meglio in ogni settore. Tutto viene fatto come un grande club con le cure dei particolari, non lasciano nulla al caso. Sono convinto che faranno ancora meglio. Possono vincere qualche trofeo, non si pongono limiti”.
C’è anche L’Atalanta tra le sue favorite per lo scudetto?
“Ci vuole tempo ma potrebbero arrivarci, i Percassi hanno ambizioni. Favorita per me è l’Inter. Ha un grande allenatore che sta dando un cambio di mentalità a tutto l’ambiente. Conosco Conte, so come lavora, quanto sia maniacale insieme ai suoi collaboratori, curano i minimi dettagli. Conte è il grande valore aggiunto. La società è solida, hanno fatto investimenti per vincere, con la Juventus sarà un testa a testa fino alla fine ma poi sono convinto che l’inter potrà avere una spinta in più”.
VAR permettendo? Che ne pensa?
“Il VAR e’ un aiuto, a me non piace. Toglie la bellezza dell’esultanza, devi aspettare lì fermo se ti danno gol o no. Io sono legato alle tradizioni, il calcio si sta evolvendo e non mi piace molto. Il mio era un calcio meno calcolato e giocato con passione. E’ il mio modo di essere”.
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