Un predestinato, abituato a bruciare le tappe. Sebastiano Esposito, che dovrebbe rinnovare presto il contratto con l’Inter, continua a battere primati di precocità senza farsi condizionare né dall’ambizione giovanile dei record né dalla vastità del futuro che lo aspetta. L’anno scorso era diventato il più giovane interista di sempre nelle coppe europee, a 16 anni e 255 giorni contro l’Eintracht Francoforte a San Siro. Contro il Borussia Dortmund ha debuttato in Champions: contando anche la Coppa dei Campioni, solo Beppe Bergomi fece il suo esordio prima di lui. Ha lasciato il segno, Esposito, la sua fuga ha portato al rigore poi mancato da Lautaro. Conte si gode un giovane che è più di una promessa. E non è l’unico “millennial”, come sottolinea il Corriere della Sera, a farsi notare in una Champions League che è sempre più terra per giovani talenti.
A San Siro, ben chiuso dalla difesa dell’Inter, Jadon Sancho ha toccato le none presenze in Champions. Ha iniziato a mostrare il suo talento per le strade di Londra. L’ha filmato Dan Gayle che ha creato un social network per mostrare le qualità di questi spiriti liberi del pallone (come Callum Hudson-Odoi o Tammy Abraham, le belle novità del Chelsea) e adesso ha aperto un’accademia per valorizzare il talento senza ingabbiarlo. Sancho, dopo gli anni nelle giovanili del Watford e del Manchester City ed essere stato votato miglior giocatore agli Europei Under 17 nel 2017, è sbarcato in Bundesliga al Borussia Dortmund.
“Jadon è uno dei giocatori più emozionanti in Europa” ha detto l’anno scorso il ds del Borussia Dortmund, Michael Zorc, che gli ha rinnovato il contratto fino al 2022. “Mi ricorda Ousmane Dembele” ha aggiunto: il francese, dopo una rapida crescita al Borussia, è passato per 105 milioni al Barcellona senza però raggiungere le stesse prestazioni.
“Dortmund è una città che ama il calcio come nessun altro, e i giovani qui vengono fatti giocare regolarmente” spiegava l’anno scorso Sancho, che in Champions ha già segnato nel 4-0 all’Atletico Madrid dell’edizione 2018.
Quest’anno, contro l’Atletico e la Juventus, si è visto in campo Paulinho, brasiliano del Bayer Leverkusen che in patria accostano a Robinho. Al Vasco de Gama ha battuto tutti i record: più giovane a debuttare in prima squadra, primo nato negli anni Duemila a segnare in campionato e in Copa Libertadores. Campione del Sudamerica con la nazionale Under 17 due anni fa, è considerato uno dei migliori talenti brasiliani insieme a Vinicius, che il Real Madrid si è assicurato per una quarantina di milioni.
Vinicius, già 7 presenze in Champions con la maglia delle merengues, e Rodrygo, che ha un anno di meno ed è già nella lista dei 50 giovani più promettenti della Uefa, rappresentano il futuro del Real Madrid. Sembrano simili: talentuosi, svelti, diretti. Insieme hanno firmato a settembre il 2-0 all’Osasuna. Eppure, scrive Josè Luis Calderon per il quotidiano spagnolo Marca, fra i due corrono differenze significative. Vinicius è superiore per energia, potenza fisica, velocità. E’ devastante ma la potenza non basta senza il controllo. In questo, però, Vinicius manca. Negli ultimi venti metri non riesce a frenarsi, a incanalare l’energia, prende decisioni spesso imprevedibili anche per i compagni. Esita, è meno devisivo. Rodrygo invece è più calmo, freddo, rassicurante. Più si avvicina alla porta più gli si chiariscono le idee. E’ un giocatore più ordinato, sa accelerare e rallentare, gestisce meglio i cambi di ritmo. In comune, i due brasiliani hanno una personalità già trabordante, da veterani. Da giocatori che conoscono l’obiettivo e sanno come arrivarci.
Rodrygo e Vinicius non sono gli unici giovani che illuminano il calcio spagnolo, e dalla Liga sognano la conquista dell’Europa. Ansu Fati, 2002 come Esposito, sta battendo record di precocità al Barcellona, come abbiamo raccontato. L’abbraccio con Messi dopo il gol all’Osasuna, il debutto da titolare contro il Valencia con gol e assist in sette minuti sono solo l’inizio della storia. E proprio a Valencia sta crescendo la considerazione del nuovo tecnico Albert Celades per Ferran Torres, che arriva direttamente dal vivaio e ha già debuttato in Champions League contro l’Ajax, scuola per eccellenza dei migliori giovani d’Europa.
Il Valencia è nello stesso girone del Chelsea che ha scoperto dalla scorsa stagione di avere in casa un tesoro, Callum Hudson-Odoi. Era diventato centrale per i cambi di velocità nelle fasi in cui il gioco di Sarri faticava a raggiungere la brillantezza di inizio stagione. Con Lampard e il ringiovanimento della squadra, sono aumentati spazi e considerazione: il gol al Lille in Champions League arriva come una conferma, come l’inizio di un nuovo capitolo.
Ma c’è un altro ragazzo che sta stregando la Premier League, Phil Foden, diamante classe 2000 del Manchester City. L’espulsione contro l’Atalanta, ha detto Guardiola, è un passaggio di crescita. “Imparerà a stare attento perché quando si è ammoniti, bisogna fare attenzione. La parola esperienza significa questo. Se lo multerò? No, io multo i giocatori solo per cose stupide, non per i cartellini, che fanno parte del gioco. Anzi, forse sono io che devo pagare lui per quanto ha giocato bene” ha spiegato, come riporta il Daily Mail. Un marchio di qualità per Foden, che Guardiola ha convocato in prima squadra per la prima volta già nel dicembre del 2016 contro il Celtic per farlo poi debuttare un anno dopo in Champions contro il Feyenoord. “Ricordatevi il suo nome, ha un sinistro da non credere” diceva il suo primo allenatore, Joe Makin. Non esagerava nemmeno un po’. Il City intanto l’ha bloccato fino al 2024.
Il palcoscenico della Champions League sta esaltando anche il Red Bull Salisburgo, e non solo per i gol di Erling Haaland, ne ha segnati sei nelle prime tre partite in carriera di Champions con una velocità che fa impallidire i precedenti di Messi e Cristiano Ronaldo. Il centrocampo degli austriaci è illuminato da un’altra delle giovani stelle d’Europa nelle liste di tutti gli osservatori, Dominik Szoboszlai, ungherese che piace anche alla Juventus. E’ un centrocampista moderno, fisico possente e tecnica da fantasista, che difende e illumina il gioco anche negli spazi di mezzo. E’ nato a Székesfehérvár, “la città dei re”. E non vuole essere da meno. Il suo volo è appena iniziato.
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