Ha segnato sei gol nelle sue prime tre partite in Champions League. A Messi ne sono servite 17. A Cristiano Ronaldo, che ammira a tal punto da aver scelto di seguire la stessa dieta, 32. Numeri da fenomeno europeo, quelli di Erling Haaland, stella del Red Bull Salisburgo che di reti in stagione ne ha realizzate venti: 1.4 a partita. Real Madrid, Manchester United e Napoli si sono già fatte avanti. Anche se Haaland ha già dimostrato di saper resistere alle tentazioni. In estate, dopo i nove gol in una sola partita all’Honduras nell Mondiale Under 20, ha rifiutato la Juventus: era troppo presto per andare a giocare in un club così importante. “Lì avrei giocato poco. Per me contava scegliere una squadra in cui avrei potuto giocare un ruolo importante. Il Salisburgo era la squadra giusta” ha detto.
Il calcio è storia di famiglia in casa Haaland. Erling ha segnato in tutte le partite di Champions giocate quest’anno: tripletta all’esordio in Champions League contro il Genk, doppietta al Napoli e in mezzo una rete nella pazza trasferta contro il Liverpool. Un gol ad Anfield non si dimentica facilmente. Non l’ha dimenticato nemmeno suo padre Alf-Inge, ex Nottingham Forrest, Leeds United e Manchester City, capace pure lui di bucare la difesa dei “Reds”.
La carriera del padre ha determinato i suoi primi anni. Erling è nato a Leeds nel 2000, prima del passaggio del padre al City. Nel primo derby della stagione successiva, Alf-Inge Haaland ritrova Roy Keane: e non è un incontro piacevole. Nel 1997-98 Haaland gli ha rotto i legamenti e, non contento, gli ha urlando in faccia di smettere di simulare. Keane ha atteso un tempo lungo e si prende la sua vendetta. Gli va duro, dritto sul ginocchio: carriera finita. Così, riporta la famiglia in Norvegia, a Byrne, quando Erling ha tre anni. “In quella parte di Norvegia piove tanto” ha detto alla BBC il giornalista Nils Henrik Smith, che è cresciuto lì e ha conosciuto Alf-Inge Haaland. “Ma proprio in quel periodo la squadra locale ha costruito un campo al coperto così per i bambini è diventato più facile giocare a calcio tutto l’anno”. Haaland fa progressi, gioca nelle varie squadre giovanili spesso sotto età, con compagni di uno o due anni più grandi. E a 15 anni debutta in prima squadra. E’ alto, ma con un fisico ancora acerbo, dinoccolato. Ma velocità, cambio di passo, comprensione del gioco ci sono tutte.
Difficile non accorgersi del suo talento. Lo sa Jan Age Fjortoft, storico attaccante della nazionale, che ha conosciuto suo padre. Lo sa Ole Gunnar Solskjaer, che nel gennaio 2017 allena il Molde, in Norvegia, e decide di acquistarlo. Solskjaer, che in carriera ha segnato 167 gol in 420 partite, lavora sul fisico di Haaland. Plasma le qualità di quel ragazzo soprannominato subito “Manchild“, “l’uomo bambino”, immagine affine alla “baby face” per cui era conosciuto lo stesso Solskjaer ai tempi del Manchester United.
I risultati sono immediati. Haaland aggiunge forza e velocità al feroce desiderio di segnare. Ha le idee chiare, sa quello che vuole. I quattro gol in 20 minuti al Brann, allora capolista in campionato, come quattro assi di un colore solo tracciano i confini di una rivelazione. Dodici reti in 25 partite lo proiettano in Austria.
Arriva a gennaio 2019 al Salisburgo, anche se l’affare si era già chiuso ad agosto 2018, un mese dopo i quattro gol al Brann. Alla prima da titolare, a maggio, segna subito al Lask Linz. E non si ferma più. Dopo il Mondiale under 20 apre la stagione con tre reti in Coppa d’Austria. E poi un’altra, al Genk in Champions, a 19 anni e 58 giorni. Solo due giocatori, Raul e Rooney, hanno firmato più precocemente una tripletta da quando la Coppa dei Campioni è diventata la Champions League. Haaland però è il primo in assoluto a completarla in 45 minuti nella partita d’esordio.
Haaland, nonostante i quasi due metri d’altezza che lo rendono un pericolo costante sulle palle alte, accorcia, scatta, taglia in profondità. Ha una corsa energica, magari non bella, ma efficace e potente. E un sinistro che non perdona. Lo hanno accostato, per stile e caratteristiche, a Lukaku. Ma il suo vero idolo resta Zlatan Ibrahimovic. E’ il calciatore che tira di più, come media a partita, nel Salisburgo in Champions League.
Con i suoi gol da record e il centrocampista ventenne Martin Odegaard, gioiellino del Real Madrid in prestito alla Real Sociedad che è diventato una delle più belle sorprese della Liga di quest’anno, la Norvegia sogna di ritrovare una grande generazione. Spera di ripetere l’epoca d’oro tra la fine degli anni Novanta e l’inizio degli anni Duemila, un’epoca finita con la qualificazione a Euro 2000, l’ultimo torneo internazionale per la Norvegia.
Haaland, con una media di 1.4 gol a partita, sembra pronto per il grande salto. Un’intera nazione e le big d’Europa lo stanno già aspettando.
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