Luci a San Siro, cantava Vecchioni. Per Pioli si sono accese nuovamente, dall’Inter al Milan. Cambia la panchina, ma le emozioni sono le stesse. Chiamato anche stavolta a risolvere problemi, ma sull’altra sponda di Milano. Quella dove, nelle prime sette giornate, c’era Giampaolo: nel suo caso il banco di prova è saltato, fallito il primo test con una “big” dopo l’esaltante esperienza a Genova con la Samp.
Pioli ritrova Milano e quei vecchi amori, legati al campo e al bel gioco, che ora più che mai gli impongono di vincere. Se non l’avesse capito c’è anche un contratto di mezzo a ribadirglielo: o il Milan arriva tra le prime cinque, oppure arrivederci. E Pioli non ha nessuna intenzione di salutare i rossoneri anzitempo. Stasera ha ritrovato una curva che l’ha accolto come fosse ancora un avversario, complice la contestazione a scena aperta nei confronti della squadra, ma ci sarà tempo (il pubblico lo spera) per cambiare le cose.
Pioli e il pareggio a San Siro che ritorna, come in Milan-Inter di tre anni fa
Intanto, nei corsi e ricorsi storici di questo sport tanto meraviglioso quanto contorto, torna nuovamente un pareggio all’esordio milanese per il prode Stefano che nel 2016 (da allenatore interista) acciuffava un 2-2 in extremis, durante un derby Milan-Inter all’ultimo respiro, grazie a Perisic che era riuscito a spegnere le velleità di Montella e la doppietta di Suso. A distanza di tre anni, sempre nello stesso periodo, Pioli l’attaccante spagnolo non lo guarda più da avversario ma ce l’ha in squadra e il 2-2 si ripropone come un monito: una beffa al contrario con il Lecce a fare da spartiacque della sorte, come a ricordargli una volta in più che a Milano la vita è tutt’altro che facile. Perisic dà, Scaroni toglie. Anche questa è la “roulette rossonera”, plasmata per 90 minuti a mambo salentino, della Serie A. L’importante, per Pioli e il suo futuro a Milanello, è che non diventi un tormentone.
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