I rigori fischiati all’Olimpico a favore della Lazio e contro l’Atalanta, con il conseguente sfogo dell’allenatore Gian Piero Gasperini. Il presunto tocco con il braccio del difensore De Ligt in Juventus-Bologna e il razzismo ancora protagonista in Serie A a Marassi durante Sampdoria-Roma. L’analisi di un’altra giornata di campionato, quella che si concluderà questa sera con il posticipo del lunedì, tra polemiche e veleni per un regolamento difficile da comprendere sopratutto per i direttori di gara, analizzato in ESCLUSIVA dall’ex arbitro Mauro Bergonzi intervistato dalla redazione di CalcioToday.it .
Partiamo dai rigori di Lazio-Atalanta e le parole al veleno di Gasperini nel dopo partita, che idea si è fatto Bergonzi?
“Direi che a caldo Gasperini era arrabbiato perché è passato da uno da 0-3 meraviglioso, con dominio assoluto dei suoi giocatori, a ritrovarsi rimontato con un pari, che gli ha fatto dire cose fuori luogo, forti, ma credo che possa capitare. Quanto ai rigori, sul primo Rocchi è messo molto bene, è l’unico che può dare un giudizio, il pesatone c’è, in questo caso solo l’arbitro può valutare. Arbitro a tre metri vede l’episodio in modo chiaro, se ha deciso di dare penalty, bisogna dargli credito. Sul terzo di cosa parliamo, è rigore netto”.
Juventus-Bologna, altro episodio, il braccio di De Ligt, come lo giudica?
“Quello di de Ligt non è mai rigore. Il regolamento parla chiaro, non è un fallo da punire perché non c’è un tentativo di interrompere la giocata, il pallone finisce sul braccio in modo casuale, non c’è opposizione di de Ligt, prova a giocarlo e non ci riesce. Ha fatto bene Irrati a non darlo”.
Il presidente Nicchi ha parlato di regolamento che non piace neanche agli arbitri, la pensa così anche lei?
“Il regolamento sui falli di mano è complicato da capire e leggere, non ci si capisce nulla, il tentativo di semplificare le cose è fallito. Detto ciò, nonostante sia così incomprensibile, gli arbitri lo stanno applicando bene. La difficoltà della regola è proprio nel fatto che sia complicata anche da spiegare. Provo a farmi capire: se con il braccio faccio in modo tale che il pallone non vada all’avversario, allora il fallo va punito. Se io difensore sono con le braccia staccate dal corpo già alte, e c’è un rimbalzo casuale, come faccio l’arbitro a punirlo? Credetemi in pochi millesimi di secondo devi prendere una decisione istantanea e non è semplice. La cosa più facile sarebbe quella di punire sempre ma altresì non sarebbe quella gusta. Bisogna affidarci di volta in volta all’applicazione del regolamento che però non da serenità agli arbitri”.
Sul razzismo? Ieri è successo ancora qualcosa aMarassi. Giusto fermarsi?
“Il regolamento permette all’arbitro di fermare il match. La decisone della sospensione è del responsabile della sicurezza. A volte gli arbitri non hanno possibilità di sentire tutto, sono concentrati. Condivido quello che ha detto il presidente Nicchi: se qualcuno si sente offeso va dall’arbitro, ci parla e poi si vede. Tutte le parti del calcio sono attive per combattere il razzismo, ma dieci imbecilli non riesci a fermarli. Sono sicuro che in futuro ci saranno sempre più prese di posizione degli arbitri, se udite. Sospendere non è una sconfitta. Significa far capire a quella gente quanto sono stupidi. Non significa dargliela vinta. Andare a centrocampo e fermarsi sono gesti forti, importanti. E’ un segno di vicinanza nei confronti di chi è vessato”.
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