Secondo quanto riferisce l’ANSA, il ministro dello sport italiano Vincenzo Spadafora avrebbe inviato una lettera al presidente dell’Uefa Alexander Ceferin per chiedere se “non sia inopportuno mantenere ad Istanbul la finale di Champions League il 30 maggio 2020”. La richiesta matura alla luce “dei gravissimi atti contro la popolazione civile curda e dell’intervento con il quale l‘Unione Europea condanna l’azione militare della Turchia”.
In queste ore, l’hashtag #NoFinaleChampionsaIstanbul è diventato virale su Twitter. “È giusto che il più importante evento sportivo europeo a cadenza annuale si tenga nella metropoli di un Paese aggressore, impegnato in una guerra che noi europei non vogliamo e che minaccia la nostra società di conseguenze sociali ed economiche drammatiche?” ha dichiarato il vicesegretario di Più Europa, Piercamillo Falasca, come riporta il Fatto Quotidiano. I deputati del Partito democratico Andrea Rossi, Luca Lotti, Patrizia Prestipino e Flavia Piccoli Nardelli hanno lanciato una petizione per chiedere il trasferimento della sede della finale.
Ma la proposta, che ha incontrato l’assenso anche di organizzazioni no-profit, deve essere approvata dall‘Uefa. Il vicepresidente Michele Uva rimane cauto, anche se non cancella del tutto la possibilità di una decisione in tal senso. “Il calcio non può far finta di niente” ha commentato intervenendo a Radio Anch’io su Radio Uno, “ma tutte le cose vanno viste e discusse all’interno del Comitato Esecutivo. Revocare una finale è un atto forte, ma penso che non siamo ancora nelle condizioni di poterne discutere: valuteremo insieme le situazioni, ma mi sembra prematuro parlare di sanzioni a questo livello”.
Intanto, l’Uefa ha fatto sapere che non ci saranno ulteriori indagini sul saluto militare dei calciatori della nazionale turca dopo la vittoria sull’Albania. Anche la Roma, che sarà impegnata in Europa League in casa del Basaksehir, considerata una società molto vicina a Erdogan, non ha preso posizione. In Francia diversi esponenti politici, da Marine Le Pen a Jean-Luc Melenchon, hanno chiesto la cancellazione della sfida contro la Turchia a Saint-Denis, gara che potrebbe dare ai Bleus la matematica qualificazione a Euro 2020 in caso di vittoria. Il ministro degli esteri ha già fatto sapere che non sarà allo stadio. Rinforzate le misure di sicurezza nel timore di scontri. Il calcio si trasforma di nuovo in un terreno di scontro politico, di manifestazione di opposti nazionalismi.
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