La finale di Champions League 2019/20 rischia di essere spostata. La sede stabilita è quella di Istanbul ma il caso Turchia, che ha coinvolto anche il calcio, potrebbe avere delle pesanti ripercussioni.
Lo rivela Michele Uva, vicepresidente dell’Uefa, parlando così a “Radio anch’io Sport”: “Revocare una finale è un atto forte. Penso che ora non siamo nemmeno nelle condizioni di discuterne. E’ chiaro che con il comitato esecutivo ed il presidente Ceferin, valuteremo le situazioni, ma mi sembra assolutamente prematuro parlare di sanzioni a questo livello”. Insomma ci saranno tutte le verifiche del caso e non si può escludere questa possibilità.
La condanna di Michele Uva: “Il calcio non può permettersi segni politici”
Adesso il 30 maggio, data della finale di Champions, è troppo lontano, ma l’invasione alla Siria è già cominciata e non può passare inosservata: “Il calcio non può far finta di nulla. Lo sport, e soprattutto il calcio che ha una esposizione mediatica mondiale, non può permettersi segni distintivi di natura politica. Certi gesti sono assolutamente da biasimare”, questo il pensiero di Uva rispetto al saluto militare dei giocatori turchi.
Le possibili sanzioni però dipendono da molti fattori, che possono coinvolgere anche i singoli giocatori: “Non dipende solo dai referti del delegato Uefa e dell’arbitro, ma chiaramente dalle immagini televisive e fotografiche. Quella della federazione è una sanzione per responsabilità oggettiva, poi si può passare anche a sanzioni per i singoli giocatori. Ma sono valutazioni che vanno fatte dopo aver visto tutto il materiale e questo spetta agli organi inquirenti e giudicanti”.
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