“Ho giocato 4 anni nel Genoa, anche contro la Sampdoria di Mancini e Vialli. Ricordo bene quest’esperienza” ha detto John van’t Schip. La sfida dell’Olimpico contro l’Italia sarà un po’ un derby per il ct della Grecia, centrocampista con 107 presenze e undici gol alle spalle con il Genoa tra il 1992 e il 1996.
Quanti derby con Mancini
Uno, ha ricordato al Secolo XIX, l’ha segnato proprio nella sua ultima sfida da calciatore contro Mancini, nel derby del 30 aprile 1995. “Vincemmo noi per 2-1. Per loro, se ricordo, segnò Platt. Poi la rimonta: gol mio, con un tap-in sotto la Nord e rete su rigore di Skuhravy. Fu uno dei giorni più belli vissuti con la maglia del Genoa,un ricordo indimenticabile, contro una Samp molto forte. Loro avevano Gullit e Mancini appunto, elegante, fortissimo, un vero 10, uno di quei giocatori che al giorno d’oggi non si trovano più” ha detto.
van’t Schip: l’Ajax e Cruijff per iniziare
E’ nato in Canada, a Fort St.John, un antico trading post, una struttura che serviva per il commercio con i nativi, sull’Alaska Highway, nella Columbia britannica. La famiglia torna presto in Olanda e van’t Schip entra nelle giovanili dell’Ajax. Gioca con Marco Van Basten, Frank Rijkaard, John Bosman, Rob e Richie Witschge. Conosce Johan Cruijff, che rimane il suo modello di riferimento. “Cruijff è il mio DNA calcistico” ha detto alla presentazione come ct della Grecia. “Con lui è iniziato il mio amore per il calcio. Quando lo guardavo, sognavo di giocare con lui almeno una volta. Abbiamo mantenuto un rapporto speciale fino agli ultimi anni della sua vita. Mi ha insegnato che devi seguire le tue intuizioni”. Il calcio offensivo, il 4-3-3 come via per il successo, cominciano in quegli anni. Stagioni nelle quali vince quattro volte il campionato, tre Coppe d’Olanda, una coppa Uefa, una Coppa delle Coppe. Gioca 273 partite con l’Ajax, segna 29 gol e in mezzo si prende anche la soddisfazione di partecipare al trionfo della nazionale agli Europei del 1988.
van’t Schip, uomo di sostanza nel centrocampo del Genoa
E’ lui che serve a Petterson l’assist per il gol del vantaggio nell’andata della semifinale di Coppa Uefa al Ferraris contro il Genoa il primo aprile del 1992. L’Ajax vincerà 3-2 e passerà in finale. A fine stagione van’t Schip, anche per disaccordi con il tecnico Van Gaal, verrà a giocare proprio al Genoa. La Serie di allora era un po’ come la Premier League oggi, il campionato in cui tutti avrebbero voluto giocare. Era il Genoa di Branco, il terzino brasiliano dal mancino fulminante, di Torrente e del bomber Skhuravy. Van’t Schip si inserisce come centrocampista di sostanza fino al 1996.
Poi, a 33 anni, smette di giocare e si mette ad allenare. Parte dall’under 17 dell’Ajax e scala le squadre giovanili: nel 1999 gli affidano l’under 19, poi nel 2000 diventa vice in prima squadra. Per una stagione, nel 2001-2002, guida il Twente con una media di 1.28 punti a partita. Qualcosa cambia dal 2002. Torna all’Ajax per lavorare nell’under 21 insieme a Marco Van Basten che lo vuole come assistente anche nel quadriennio da ct della nazionale e nel 2008 di nuovo sulla panchina dell’Ajax.
van’t Schip conquista Melbourne
Per una nuova esperienza da “head coach” deve aspettare il 2010 e andare dall’altra parte del mondo. È il primo tecnico dei Melbourne Heart, nel campionato australiano. Resta fino al 2012, porta la squadra ai playoff prima di lasciare per ragioni familiari. Ma dopo una parentesi di non grande successo in Messico con il Chivas Guadalajara, torna a Melbourne per diventare direttore tecnico degli Heart, che presto sarebbero entrati in un network globale molto più esteso e acquisito una nuova denominazione: Melbourne City. Vuol dire far parte del City Football Group, rete di squadre sotto l’egida del Manchester City. Nel 2016 conquista anche il suo primo titolo da allenatore: vince la FFA Cup, la coppa d’Australia, in finale sul Sydney FC.
Suo padre però è malato, van’t Schip torna definitivamente in Olanda. Allena lo Zwolle tra 2017 e 2018, sempre con una media inferiore a un punto e mezzo a partita. Poi passa in Grecia, ma non ha mai dimenticato l’Italia e Genova, dove è nata sua figlia.
In Grecia, con la nazionale praticamente fuori dai giochi, pensa già al nuovo ciclo. Anticipa il futuro, per questo non ha convocato big come Manolas, Torosidis e l’ex Genoa Papastathopoulos. Giocatori importanti, che rientreranno, ha detto. Però vuole sfruttare queste partite, le ultime quattro sfide rimaste nel percorso di qualificazione, per capire su quali giovani puntare nel cammino futuro che porta al Mondiale in Qatar.
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