E’ stata un’altra giornata di leggende al Festival della Gazzetta dello Sport, in corso di svolgimento a Trento. Dopo Roberto Baggio, è arrivato il momento di Christian Vieri e Ronaldo, il fenomeno brasiliano. L’ex Inter e Real Madrid non era presente di persona, ma è stato in collegamento da San Paolo. La coppia del gol si è lasciato andare a battute, pensieri e aneddoti sulla loro carriera.
Queste le dichiarazioni di Ronaldo: “La mia Inter era una grandissima squadra, fatta di campioni. Vieri, Seedorf e tanti altri grandi giocatori. Bobo mi piaceva tantissimo, peccato per l’infortunio che ci impedì di giocare più tempo insieme. Christian era molto altruista, giocava con i compagni, sapeva dialogare bene. Un compagno perfetto”.
L’ex attaccante brasiliano si sofferma anche sulle delusioni più grandi, per esempio il grave infortunio al ginocchio: “Mi accorsi subito che il ginocchio aveva ceduto, la rotula tendeva a salire su. Non era mai successo nel calcio, solo negli sci o in altri sport Ho vissuto giorni di buio assoluto. È stato l’amore per questo sport ad aiutarmi, un sentimento che non pensavo di avere, ma decisivo per superare questa sofferenza. Credo di essere stato condizionato dai vecchi metodi di allenamento: io avevo bisogno di altro”.
Un’altra amarezza è stato lo scudetto perso nel famoso 5 maggio 2002: “Ci penso tante volte. Entrammo in campo troppo convinti di poterla vincere, si parlava troppo dell’acquisto di Nesta e questo ci ha distratto. Penso che Cuper avesse sbagliato la formazione titolare. Certo, hanno inciso anche gli errori individuali. È stata una delle più grandi delusioni della mia vita”.
Infine Ronaldo parla del suo addio e del rapporto complicato con Cuper: “Non avrei mai voluto lasciare l’Inter, era come casa mia. Non mi era mai successo di presentarmi dal presidente per chiedere l’esonero dell’allenatore. Non è giusto, non sono questi miei valori. In quel momento però non credevo nel progetto di Cuper, che mi diceva una cosa e ne faceva un’altra. La sorpresa è che il presidente tra me e lui ha scelto lui e allora per orgoglio ho deciso di andare via. Sono passato dall’amore all’odio dei tifosi nerazzurri, è stato un momento molto duro. A Moratti voglio comunque un bene dell’anima: per me è stato come un papà. Oggi dico che quella volta sbagliamo tutti”.
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