Samuel Eto’o, una volta lasciata l’attività agonistica, ne approfitta per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. L’ex campione del Barcellona, infatti, è stato intercettato nel corso dell’Aspire Global Summit tenutosi a Doha. In quel contesto il fuoriclasse ha voluto far chiarezza mettendo i puntini sulle i riguardo alla sua attività da calciatore: ne ha viste e vissute tante di partite e situazioni per poter tracciare un bilancio.
Il camerunense si dimostra deciso e concreto anche con le parole oltre che sotto porta, la sua dialettica è tagliente proprio come lo erano i suoi colpi in area di rigore: “Guardiola? Sono innamorato del suo modo di giocare. È quello che mi ha insegnato un modo diverso di vedere e concepire il calcio, in questo non è secondo a nessuno. Lo stimo come allenatore, meno come persona”, ha rivelato.
Subito dopo questa indiscrezione, il pensiero non può che andare a Mourinho, suo riferimento ai tempi dell’Inter nell’anno del triplete: “Lo Special One è molto determinato, più volitivo nel farti capire le cose. Utilizza metodi particolari, per esempio mi ha lasciato un mese in panchina – quando ero in nerazzurro – per poi farmi scaldare, senza mai adoperarmi, negli ultimi minuti di gara. Una mattina sono andato nel suo ufficio e abbiamo parlato a brutto muso. Allora, di rimando, mi ha detto: “Bene, ora ho la grinta giusta nel giocatore giusto”. Da quel momento è andato tutto benissimo tra noi”.
Tuttavia, nel cuore del campione, è rimasto impresso un nome: esempio, morale e caratura di Luis Aragonès non si possono trovare in nessun altra persona. Lo ammette senza imbarazzi Eto’o, che racconta: “Ai tempi del Maiorca, un giorno mi ha chiamato nel suo ufficio e mi ha detto: Samuel, tu hai fatto il massimo per questa squadra. È giusto che provi a fare il salto di qualità in una big. Quando me l’ha detto ho pensato: “Ma cosa vuole dirmi questo povero vecchio?”. Io scherzavo, ma un giorno – come allenatore, magari – spero di somigliare a lui per carisma, etica e personalità”.
A dirla tutta Eto’o non ha ancora deciso cosa fare nel suo futuro: allenare è un’ipotesi che balena nella sua testa, ma non trova ancora conferme. Sebbene il camerunese non escluda nessuna possibilità: “Un giorno, magari in panchina, vorrei vincere una Coppa del Mondo col Camerun“. Pensa in grande l’ex bomber, non potrebbe essere altrimenti, ma l’inizio di questa nuova favola sportiva può scriverlo solo lui. Spesso, basta lanciarsi: i modelli a cui fare riferimento ce li ha e sono i primi della classe. Non resta che cercare di superarli, mantenendo la stessa tenacia che l’ha reso un goleador implacabile.
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