Nessuno aveva mai segnato prima quattro gol nel secondo tempo di una partita di Champions League. Nessuno prima di Serge Gnabry che con soli cinque tiri ha impreziosito il devastante 7-2 del Bayern Monaco in casa del Tottenham. Ha segnato le prime due reti nel giro di 112 secondi e le ultime due nel finale di partita. Ma non si è potuto portare a casa il pallone perché Javi Martinez l’ha calciato verso i tifosi subito dopo il fischio finale.
Gnabry è il secondo giocatore tedesco a segnare quattro gol in Champions League e il primo, in assoluto, a riuscirci dopo Cristiano Ronaldo nel dicembre del 2015. Per il Bayern aveva realizzato quattro reti anche Mario Gomez contro il Besiktas nel 2012.
La doppietta di Lewandowski, autore di un poker al real Madrid nel 2013 ma con la maglia del Borussia Dortmund, e il gol di Joshua Kimmich hanno completato la più larga vittoria di sempre per il Bayern Monaco in Inghilterra.
Hrubesch: “Gnabry può segnare 15-20 gol a stagione”
Nelle ultime tre stagioni, Gnabry è esploso in Germania. Dal 2016 al 2019 ha segnato più di dieci reti in campionato in tre stagioni consecutive con tre squadre diverse. Werder Brema, Hoffenheim e Bayern Monaco nell’ordine. Solo Erwin Kosteddenegli anni ’70 e l’ex attaccante del Bayern Jürgen Wegmann negli anni ’80 ci erano riusciti.
“Non vedo limiti per lui” ha detto Horst Hrubesch, ct della Germania che ha vinto l’argento olimpico a Rio 2016, torneo in cui Gnabry ha chiuso da capocannoniere con sei gol insieme a Nils Petersen (suo futuro compagno di squadra al Werder Brema), due in più di Neymar. “Se rimane in condizione, può segnare anche 15-20 gol a stagione”. Considerato che in carriera è sempre andato in crescendo, ha fatto meglio nella seconda parte dei campionati, Kovac può pregustare magnifiche sorti e progressive.
Prima della partita contro il Tottenham, ha confessato, “mio padre mi ha detto che dovevo giocare bene. Per fortuna non l’ho deluso”. Proprio intorno alla figura del padre è fiorita una “fake news” che il talento entrato a 12 anni nelle giovanili dello Stoccarda deve continuamente smentire.
Gnabry non è figlio d’arte: “Mio padre non era calciatore”
Secondo questa storia infatti, Gnabry sarebbe arrivato al calcio grazie al padre Jean-Hermann, che avrebbe anche indossato la maglia della nazionale del suo Paese d’origine, la Costa d’Avorio. “Non so da dove sia venuta fuori questa storia” ha detto alla rivista ufficiale del Werder Brema, “ma è una bugia. Non ha mai giocato a calcio da professionista, anche se ci sono siti che continuano ad accreditargli presenze nei club e nella nazionale. Possiamo anche lasciargli questo onore, ma non è vero”.
Gnabry in Inghilterra, dalle speranze al fallimento
Nel 2012, il passaggio all’Arsenal sembra la sua grande occasione. Arsene Wenger lo rende il secondo giocatore più giovane di sempre a debuttare in prima squadra con i Gunners in Premier League, a 17 anni e 98 giorni. Alla terza presenza segna, il 28 settembre 2013 contro lo Swansea. Gioca anche due volte in Champions, sempre contro squadre tedesche, Bayern Monaco e Borussia Dortmund. Non arriva però a 20 presenze in tre anni così nel 2015 accetta il prestito al West Bromwich Albion.
“Voleva giocare partite ma non era pronto per farlo” ha ammesso a Sky Sports il tecnico di quella squadra Tony Pulis, sorpreso di vederlo a questi livelli dopo la quaterna al Tottenham.
Gnabry in Bundesliga, tutta un’altra storia
Gnabry è un grande fan di Mesut Özil a cui, quando aveva dieci anni, ha chiesto una foto dopo averlo visto giocare un torneo vicino Stoccarda. Così, non sorprende che gli abbia chiesto consigli quando ha ricevuto l’offerta del Werder Brema. Özil peraltro aveva anche giocato al Werder, come Per Mertesacker. “Per e Mesut mi hanno detto solo cose positive della squadra” ha spiegato Gnabry, “ma la decisione finale è stata soltanto mia”. Ha iniziato a segnare e non ha più smesso.
Stirring the pot: perché Gnabry esulta come Harden
Gnabry ha un’altra grande passione, il basket NBA. E proprio dall’NBA ha preso la sua esultanza. Festeggia i suoi come James Harden, la barba più famosa dello sport americano, celebra i suoi perfetti tiri da tre: “stirring the pot”, mescolando qualcosa in una pentola immaginaria. Insomma, è come dire che qualcosa bolle in pentola, e il riferimento non proprio implicito è agli avversari.
Così ha festeggiato i quattro gol da record al Tottenham, a cui certo è rimasto particolarmente indigesto. Come direbbe Dan Peterson, “mamma, butta la pasta”.
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