Qualche anno fa pensare a uno stadio di proprietà in Italia sembrava utopia. La carenza di leggi, le lentezze burocratiche e il business di Italia ’90 con l’enorme sperpero di soldi pubblici avevano frenato ciò che all’estero è la normalità. Anche le big del nostro calcio giocavano in impianti comunali: multifunzione, vecchi, e poco funzionali. La scossa è arrivata dalla Juventus, che con la costruzione dello stadio di proprietà (e l’abbattimento del vecchio, che nacque per Italia ’90) ha dato il via a un passo avanti nella cultura impiantistica sportiva nel nostro paese. Dalla Juventus al Milan e all’Inter: se il progetto per il nuovo stadio di San Siro andrà in porto, le tre big storiche del calcio italiano avranno il loro stadio di proprietà. Se ne parla tanto in questi giorni: al Politecnico di Milano sono stati presentati i due progetti per il nuovo stadio. Concept Design per cambiare faccia al calcio di Milano. L’aspetto interessante è che Inter e Milan hanno deciso di costruire insieme il nuovo stadio, che quindi sarà condiviso: sarebbe il primo caso in Europa e porterebbe l’Italia all’avanguardia. Niente male dopo 30 anni di dissesti seguiti a Italia ’90, dove gli impianti pubblici sono stati abbandonati, o nella migliore delle ipotesi, tutelati con lentezza e costi elevatissimi.
In Italia la quasi totalità degli stadi è di proprietà dello Stato, o meglio, dei comuni: però c’è stata sempre un eccezione. Pochi sanno che il primo stadio di proprietà in Italia è stato costruito nel 1995: il “Giglio” di Reggio Emilia. Più semplicemente, è l’odierno “Mapei Stadium”, così rinominato nel 2013 e che ospita le partite casalinghe del Sassuolo, che lo ha rilevato. Ma il fiore all’occhiello è lo stadio della Juventus: inagurato l’8 settembre 2011 col nome di “Juventus Stadium”, oggi ha preso il nome di “Allianz Stadium”. Un impianto “benedetto”, visto che da allora la Juventus ha sempre vinto lo scudetto: quindi per otto anni consecutivi. Lo stadio bianconero nasce sulle ceneri del vecchio “Delle Alpi”, costruito per Italia ’90 e abbattuto per far posto al nuovo impianto.
Ma non c’è solo la Juventus: nel 2013 il presidente dell’Udinese, Giampaolo Pozzo, ha fatto un grande investimento. Ha acquistato i terreni su cui sorgeva il vecchio stadio “Friuli”, di proprietà del Comune di Udine. Col tempo, l’impianto è stato smantellato e ricostruito. Oggi al suo posto c’è lo splendido “Dacia Arena”, riaperto ufficialmente il 17 gennaio 2016. Un piccolo gioiello, totalmente privo di barriere tra campo e spalti: prima volta in Italia. Questi sono esempi, probabilmente, già noti: forse non tutti sanno che anche il Frosinone ha il suo stadio di proprietà, essendo la quarta società in Italia ad avere il suo impianto. Il “Benito Stirpe” è stato inaugurato nel 2017, e nonostante molte vicissitudini il progetto è arrivato a compimento. Un’idea all’avanguardia, visto che il progetto attuale è stato ideato addirittura nel 1975. A completare il quintetto degli stadi di proprietà è l’Atalanta: la società del presidente Percassi nel 2015 ha fatto un investimento importante: ha ristrutturato totalmente lo stadio “Atleti Azzurri d’Italia” di proprietà del Comune di Bergamo. Nel 2017 l’Atalanta acquista definitivamente l’impianto e prosegue i lavori di ammodernamento. E proprio nella prossima giornata di campionato il nuovo stadio sarà inaugurato ufficialmente, col nome di “Gewiss Stadium”. Capienza di 24mila posti (aumentato di circa 3.500 unità). Le due curve sono state eliminate: al loro posto delle tribune, come in quasi tutti gli stadi inglesi.
E proprio la Premier League è il riferimento per le società che vogliono costruirsi lo stadio. E in generale l’Inghilterra è l’esempio su cui impostare la nuova cultura impiantistica degli stadi in Italia. Su 20 stadi di Premier League, ben 15 sono di proprietà dei rispettivi club. Anche se non sembra, Liga e Bundesliga sono praticamente a questi livelli: in Spagna 16 stadi su 20 sono di proprietà, in Germania ce ne sono 9. E per cinque impianti italiani funzionanti e a regime, e uno che sta per nascere (Milano) ci sono altri progetti che teoricamente sono aperti, ma sui quali si è in attesa di evoluzione. Praticamente, ogni città vorrebbe il proprio stadio: a Roma se ne parla addirittura dagli anni ’80, ma il progetto è stato presentato nel 2009, grazie all’impegno della famiglia Sensi. Un altro passo avanti c’è stato con l’arrivo del presidente Pallotta: l’impianto è previsto a Tor di Valle, al posto di un veccio ippodromo. Proprio in questi giorni ci sarà un altro vertice al Campidoglio, con l’obiettivo di sbloccare i regolamenti per le opere pubbliche. La burocrazia starebbe frenando il nuovo progetto. Di nuovo stadio se ne parla anche a Firenze: il nuovo presidente Rocco Commisso sta facendo anch’esso i conti con le leggi assenti e la burocrazia. Ma la volontà del sindaco Nardella è di accontentarlo: al momento si valuta il rifacimento del “Franchi” o la costruzione di un nuovo stadio in zona “Mercafir”. Situazione di mezzo a Napoli: il presidente De Laurentiis ha parlato per anni di un nuovo stadio, ma senza mai fare passi avanti. Una proposta del Comune per la costruzione di un nuovo stadio fu bocciata proprio dal patron azzurro. Poi è arrivata nello scorso luglio una corposa ristrutturazione dello stadio San Paolo, totalmente a carico della Regione, che ha usato i fondi per le “Universiadi”, e che ha messo tutti d’accordo. Sulla carta il restyling dell’impianto napoletano dovrebbe proseguire grazie agli investimenti del club e del Comune.
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