Un talento precoce, un attaccante in cerca di una posizione. Nei pochi minuti giocati contro l’Inter, Rafael Leao ha mostrato di poter entrare in maniera decisa nelle gerarchie dell’attacco del Milan di Giampaolo. Ha la sveltezza e la creatività dell’ala moderna, ma gioca vicino all’area da centravanti di movimento. Anche a Lille, l’anno scorso, non ha tenuto una posizione chiara: è il pregio e insieme il limite dei talenti dal multiforme ingegno.
Partito dall’Angola con la famiglia, a quattordici anni Leao incontra Tiago Fernandes, l’allenatore dell’under 19 dello Sporting Lisbona. Fernandes capisce subito di avere di fronte un ragazzo fuori dalla norma. Gli riescono giocate che i coetanei possono soltanto immaginare. Ha grandi qualità, da cui spesso derivano grandi responsabilità. Nel 2016 è campione d’Europa con la nazionale Under17, un anno dopo perde la finale continentale con l’Under 19. Destro naturale, anche se si difende pure di sinistro, ha giocato da punta unica ai recenti Mondiali under 20. Un ruolo per lui meno usuale, nonostante il supporto di Trincão, Jota, Gedson o Florentino Luis.
Da primo e principale riferimento offensivo, ha dovuto tenere di più il pallone e tentato 20 passaggi di media a partita, cinque in più rispetto ai suoi standard nella scorsa stagione in Ligue 1 al Lille, e anche con una percentuale di errori più ridotta.
E’ arrivato in Francia a parametro zero dallo Sporting. In Portogallo ha segnato 12 gol con le riserve e giocato tre partite in prima squadra, ma gli sono bastate per un gol paradigmatico al Porto: dal centro sinistra, taglia verso l’area in diagonale alle spalle dei difensori mentre da dietro gli arriva un perfetto passaggio filtrante che gli consente di calciare di prima e battere Casillas.
Christophe Galtier, l’allenatore del Lille, lo schiera o da prima o da seconda punta. Gli è subito chiaro che Leao ha l’intelligenza, il senso della posizione, la capacità di leggere le situazioni per poter giocare da primo riferimento offensivo.
Gioca in questa posizione quando segna il suo primo gol in Francia, una rete che vale la vittoria contro il Caen. E’ bravo a crearsi spazio dietro i difensori avversari, anche perché ai suoi lati agiscono Jonathan Bamba e soprattutto Nicolas Pépé che gli toglie la pressione di almeno un marcatore e gli serve, dopo una progressione delle sue, l’assist per il gol vittoria.
Dopo, non trova la porta per sei partite di fila. Il Lille ne vince solo una. Qualcosa però è destinata a cambiare. Inizia la sua striscia migliore in carriera da professionista: segna sei gol e serve un assist nelle successive sette gare, in cui il LOSC incassa una sola sconfitta. Il suo tipico movimento, in diagonale da sinistra verso l’area, risulta difficile da leggere e da contrastare per le difese avversarie, soprattutto nelle fasi in cui si stanno riposizionando dopo un cambio di gioco o quando si trovano a stringere la diagonale per contrastare un possibile lancio da dietro.
Leao segna una media di 0,53 gol a partita dal 2016, più degli expected goals stimati dal modello che considera una serie di variabili per calcolare la probabilità di ciascun tiro di trasformarsi in una realizzazione. Secondo i dati Wyscout è un attaccante da poco più di 18 passaggi di media a partita, che completa poco più della metà dei 5.5 dribbling tentati.
L’anno scorso, ha tirato 30 volte su 37 dall’interno dell’area: 25 di destro, 7 di sinistro e 5 di testa. Arriva al tiro soprattutto in campo aperto, su azione, meno da situazioni di calcio da fermo.
Al Milan, almeno a giudicare dalle prime impressioni nel derby, Giampaolo può utilizzarlo per passare dal 4-3-1-2 al 4-3-3 con tridente classico, tenendolo più largo con licenza di tagliare dentro ed evitare che vada a confliggere con la ricerca di profondità di Piatek. Come ai tempi dello Sporting, però, sembra che il talento di Leao vada ancora direzionato e incanalato perché possa rendere al meglio. E’ il pregio e il limite degli ingegni calcistici multiformi.
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