Serie A, derby Milan-Inter: il gol fantasma di Rivera e una storica moviola in tv

“La palla è rimbalzata chissà dove – di qua, di là o addirittura sulla linea fatale? -, Burgnich è stato prontissimo ad allontanarla con un acrobatico intervento, l’arbitro è rimasto di stucco e per alcuni secondi il gioco è continuato. Ma i milanisti, con Lodetti in testa, si sono precipitati dal segnalinee ed anche D’Agostini ha capito che era necessario interrompere il gioco e chiarire l’episodio”. Ezio De Cesari racconta così l’episodio chiave del derby tra  Milan e Inter del 22 ottobre 1967. E’ il gol del pareggio di Rivera, dopo il vantaggio dell’interista Benitez. Il Milan pareggia un derby che sembrava compromesso nonostante avrebbe meritato anche di vincerlo nel primo tempo.

Ginni Rivera e  Nereo Rocco nella stagione 1967-68
Ginni Rivera e Nereo Rocco nella stagione 1967-68

Inter-Milan  1967, la moviola di Sassi e Vitaletti

La sera, Carlo Sassi porta negli studi della Domenica Sportiva un proiettore Prevost, di quelli che hanno fatto la storia del cinema in Italia. Su modelli simili, infatti, hanno lavorato Federico Fellini, Luchino Visconti, Vittorio De Sica, Alberto Lattuada, Pier Paolo Pasolini. Sarà la moviola a dare il verdetto.

Sassi si è appassionato da piccolo all’Inter e nel ’46, a 17 anni, lo chiamano per un provino all’Arena. Entra in campo con le scarpe da calcio, il maglione e la camicia, ha raccontato a Libero. Con lui ci sono Pistorello, che poi andrà al Milan, e Titta Rota, che giocherà all’Atalanta. Il provino va anche bene, ma deve studiare, firma per una squadra di serie C e la sua carriera di fatto non comincia davvero. Ma il calcio resta la sua grande passione anche da giornalista, carriera che intraprende dopo nove anni di lavoro in banca.

In studio, con lui c’è Heron Vitaletti. «Ci accorgemmo che quando la palla ricadeva sul terreno, sollevava polvere di gesso – racconta Carlo Sassi -. Questo poteva significare una cosa sola: che aveva toccato la linea. Pensammo a come avremmo potuto fare per dimostrarlo ai telespettatori. Tra i fotogrammi, andammo a trovare proprio quello in cui si vedeva la palla toccare terra. Si capiva bene che il gol non era valido. Mostrammo quel fotogramma in tivù, e fu l’inizio». Allora non c’era l’elettronica, si lavorava sui filmati. Tempi lontani, pionieristici.

I primi casi controversi in tv

La moviola in realtà era stata presentata il 28 febbraio 1965, sempre alla “Domenica Sportiva” per un Milan-Messina 2-0. E anche allora al centro c’era un gol di Rivera, scelto per la bellezza tecnica del gesto. Era questo infatti il primo utilizzo della moviola. Il primo caso controverso è del 22 gennaio 1967. Durante Lazio-Juventus l’arbitro De Marchi non vede che il pallone calciato dal bianconero De Paoli ha superato interamente la linea bianca.

“Si sente parlare di cellule fotoelettriche e di fotofinish per stabilire con esattezza quando il pallone abbia oltrepassato la linea bianca: s’invoca cioè l’aiuto del progresso” scriveva Gino Palumbo sul “Corriere della sera”. “Ma è un’invocazione che – per quanto riguarda le fasi del gioco – non può essere accolta. Il sistema potrebbe essere duplice. Fotofinish: bisognerebbe cioè aspettare ogni volta lo sviluppo della pellicola per sapere se il pallone sia entrato oppur no, prima di riprendere il gioco. Oppure un sistema di fotoelettrica che provochi un segnale – lo squillo di un campanello o l’accendersi di una lampadina – ogniqualvolta il circuito stabilito tra i due pali venga interrotto dal passaggio del pallone. Ma come si fa ad ottenere che il circuito s’interrompa quando passa il pallone, e non s’interrompa invece quando è il corpo del portiere, o di un altro giocatore ad attraversare la fascia di luce?”. Domande che tornano ancora oggi, e che restavano ancora al centro dell’attenzione anche per quello sbuffo di gesso sul tiro di Rivera nel derby di Milano del 1967.

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