Verona-Milan, razzismo: c’è la lettera di un testimone: “Mai più allo stadio”

“Avevo già scritto tre anni fa in occasione di Verona Milan per un episodio assurdo accaduto a mio figlio che allora aveva 9 anni. Da quel giorno mi ero ripromesso di non andare più in quello stadio per la qualità delle persone che lo frequentano. Purtroppo passa il tempo e anche le cose più brutte si dimenticano e dato che un mio carissimo amico che lavora nell’ambiente del calcio mi ha offerto due biglietti ci sono di nuovo ricascato”.

È la testimonianza di uomo, un tifoso, un padre, testimone di uno scempio durante Verona-Milan. Insulti a Donnarumma perché di origine napoletane, a Kessiè per il colore della pelle. Ha dovuto spiegare a suo figlio il perché di tanto odio, nonostante il Verona abbia smentito. Il testimone scrive a Panorama, si firma e dà l’autorizzazione a pubblicare la sua missiva con la sua firma.

Ecco il testo della lettera:

“Mi creda? Ho girato il mondo e visto partite di ogni genere, anche confronti accesi come Chelsea-Liverpool o i derby brasiliani. Ma niente di quello che mi è successo allo stadio di Verona”. Si sfoga così, dopo aver mandato una lunga mail che è la testimonianza diretta di una normale (!?!) serata di un tifoso milanista, con figlio al seguito, finito al Bentegodi per Verona-Milan”.

“Poltrone ovest, buonissimo posto. Memore dell’altra volta niente sciarpe o magliette del Milan. Ci sediamo sotto ad un gruppo di signori tutti oltre la sessantina. Appena arrivati questi iniziano ad insultare tutti i milanisti: bastardi, figli di puttana, perfino “terroni”. La cosa che più mi sorprende è il modo arrogante e pieno di rabbia che usano. All’arrivo sembravano dei signorotti anche mezzi sfigati, passatemi il termine, che si godono la partita di calcio. In branco si sono trasformati”.

“Inizia la partita e gli insulti si fanno sempre più pesanti. Espulso Stepinski, un milanista esulta pacatamente, mai lo avesse fatto, partono con minacce: “Tanto passi di qui quando esci, ti spacchiamo le gambe, etc…”. Mio figlio prende paura e mi chiede di andare via. Eravamo appena a 25 minuti dall’inizio”.

“Decido di rimanere perché altrimenti hanno vinto loro. Da quel momento io poi non mi godo più la partita e penso a proteggere mio figlio da tutta quella violenza verbale e fisica che aumenta sempre di più. L’episodio più grottesco accade quando annullano il secondo goal al Milan: un povero vecchio (solo così si può definire) scende nel corridoio davanti alla balaustra e va verso un gruppo di presunti Milanisti tirando pugni a tutti quelli in prima fila. Questi, sorpresi, non hanno nemmeno il tempo di reagire e lui si rifugia nel suo branco che intanto minaccia da lontano”.

“Intendiamoci questi sono dei poveretti, ma credetemi che non è un episodio isolato in quello stadio e soprattutto non ha nulla a che fare con i cosiddetti ultras. Si tratta di persone comuni che diventano bestie in branco. Non deve e non può accadere”.

“Scusatemi ma questo non è lo sport di cui siamo innamorati io e mio figlio.
Queste persone vanno allontanate dallo stadio.
Dimenticavo: ovviamente niente stewart nel settore!!!!
Io ho visto partite ovunque nel mondo. Mai visto uno spettacolo penoso del genere”

Distinti saluti
Marco Bergozza

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