La Champions League del Napoli parte con un déjà-vu. Sarà subito sfida contro i campioni d’Europa del Liverpool. Gli azzurri riprendono il filo con l’Europa che conta interrotto nell’ultima partita della fase a gironi l’anno scorso sulla parata di Alisson Becker su Arkadiusz Milik. Il Liverpool si presenta alla sfida con una striscia ancora attiva di 14 vittorie di fila in Premier League: nessuna squadra aveva mai vinto così tanti match nel campionato inglese segnando più di un gol a partita. Sale così a cinque punti il vantaggio sul Manchester City di Pep Guardiola, l’ultima squadra ad aver battuto i Reds in Premier League, lo scorso 3 gennaio, 22 partite fa.
Il Napoli è alla quarta partecipazione consecutiva alla fase a gironi di Champions League, il Liverpool alla terza: complessivamente è la dodicesima presenza dei Reds, che solo tre volte sono stati eliminati prima degli ottavi. L’anno scorso, Lorenzo Insigne ha firmato l’1-0 al 90′ per il Napoli al San Paolo, Mohammed Salah il successo del Liverpool con lo stesso punteggio al ritorno. Le due squadre si erano incontrate anche in Europa League nella stagione 2010-11, nella fase a gironi. A Napoli finì 0-0, ad Anfield dopo il vantaggio di Ezequiel Lavezzi i Reds completarono la rimonta grazie alla tripletta di Steven Gerrard.
Sempre sconfitto in trasferta nella fase ai gironi l’anno scorso, il Liverpool ha vinto cinque delle ultime sette partite in Europa, ma ha perso sei delle ultime dieci lontano dall’Inghilterra. In Italia, i Reds hanno vinto tre e perso tre delle ultime nove partite in Italia. Ma hanno incassato due sconfitte nelle due più recenti trasferte contro squadre di Serie A.
Jurgen Klopp, mai arrivato in prima divisione da giocatore, ha comunque disputato 325 partite con il Mainz dal 1990 al 2001 segnando 52 gol. Assunto come traghettatore al termine della carriera, ha evitato nel 2001 la retrocessione del club in terza divisione e nel 2004 riesce a portare il Mainz alla sua prima promozione in Bundesliga. Nel 2006 riesce anche a qualificare la squadra per la Coppa Uefa. Nel 2007 firma per il Borussia Dortmund con cui vince due campionati nel 2011 e nel 2012 e domina in Supercoppa il primo Bayern Monaco di Pep Guardiola. Conquista le simpatie dell’Europa con la finale di Champions League del 2013 a Wembley e nell’ottobre del 2015 prende il posto di Brendan Rodgers sulla panchina del Liverpool. Perde la finale di Coppa di Lega e di Europa League al primo anno, arriva a un passo dalla Champions League nel 2018, che però svanisce nella notte del disastro del portiere Karius e dell’addio di Zidane al Real Madrid. Ma cambia la sua storia l’estate scorsa Chiude il campionato al secondo posto con 97 punti, ma vince la Champions e la Supercoppa Uefa.
Il Liverpool di Klopp si dispone secondo l’ormai collaudato 4-3-3 con il tridente senza punti di riferimento che vede in avanti Salah, Firmino e Mané. È la seconda squadra per tiri a partita (18) e per passaggi corti (537) della Premier League. La costruzione dell’azione parte da dietro, passa per Virgil Van Dijk (388 passaggi totali, quarto in assoluto in campionato) e il centrocampista scozzese Andrew Robertson (secondo con 408).
Nelle cinque partite di questo campionato, il Liverpool recupera tra 16 e 31 palloni negli ultimi trenta metri, secondo i dati Wyscout. I Reds, la squadra che effettua più cross in Premier League, attaccano meglio di quanto difendano, come dimostrano i dieci tiri concessi di media a partita (sesti per efficienza difensiva in campionato).
Fondamentale nell’interpretazione del calcio di Klopp un centravanti atipico come Roberto Firmino, che mantiene la media tiri più alta della squadra (3.8 a partita), e Sadio Mané che apre spazi e moltiplica l’efficienza del tridente. Decisa la spinta sulle fasce, che si esalta con i 4.2 passaggi chiave a partita del terzino Trent Alexander-Arnold, di fatto un’ala aggiunta.
Votato come Giocatore Uefa dell’Anno e miglior difensore dell’ultima Champions League, Virgil Van Dijk è un difensore che mette soggezione. Una figura imponente. Da quando è arrivato al Liverpool, è praticamente impossibile trovare un compagno di squadra con più passaggi, più contrasti vinti, più spazzate, più duelli aerei vinti, più intercetti e tiri bloccati.
Van Dijk, che ha raccontato di aver temuto di morire per un’appendicite scoperta tardi quando era diventata già peritonite, sta ridefinendo il ruolo del difensore centrale moderno, chiamato a un compito di marcatura e di impostazione. È infatti il primo riferimento nella costruzione bassa dell’azione. Di lui, per carisma e presenza, si parla come del nuovo Alan Hansen, icona del Liverpool dal 1977 al 1990 e capitano dopo la tragedia dell’Heysel.
Mohammed Salah, che occupa stabilmente il fronte destro dell’attacco del Liverpool, sta tirando meno in questo avvio di campionato (3.2 conclusioni di media) rispetto alle ultime due stagioni in Premier League. L’egiziano, miglior goleador nelle competizioni Uefa tra i giocatori nella rosa attuale dei Reds con 27 reti, ha segnato comunque quattro gol in Premier League, servito due assist e distribuito 2.2 passaggi chiave per mandare al tiro un compagno. Il suo classico movimento lo vede partire largo a destra e poi tagliare verso l’area, per sviluppare un’efficienza realizzativa quasi doppia rispetto alla facilità delle conclusioni (le 4 reti rispetto ai 2.27 expected goals spiccano). Proprio negli ultimi sedici metri, tenta poco più di quattro passaggi a partita, che si aggiungono ai 2.73 nella trequarti avversaria. Riesce ad essere centrale anche partendo defilato. E interpreta al meglio il calcio veloce, organizzato e insieme creativo, che fa funzionare il meccanismo di Klopp.
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